Nella foto sopra un’immagine della città cinese di Shanghai
Evergrande, colosso immobiliare cinese indebitato per oltre 300 miliardi di dollari.
Per quello che se ne può sapere la crisi di liquidità della società immobiliare deriva non tanto dalla precipua attività di costruzione e vendita di appartamenti, quanto piuttosto dall’attitudine a porsi come intermediario finanziario verso i propri dipendenti oltre che con gli acquirenti dei propri immobili, mediante il collocamento da parte di Agenti “Evergrande” e società specializzate del Gruppo, di prodotti finanziari di standing rapportabile alla categoria Wealth Management ad una clientela essenzialmente retail.
Alcuni di questi prodotti avrebbero dovuto garantire rendimenti sino all’11,50% annuo.
Tali ingenti flussi finanziari venivano poi utilizzati in gran parte per colmare le lacune di finanziamento dei cantieri oltre che per ripagare altri investitori eventualmente richiedenti rimborsi.
Il tutto apparentemente attraverso un sistema molto somigliante al famoso schema “Ponzi” a cui purtroppo le cronache finanziarie ci hanno riportato troppe volte.
Le difficoltà di Evergrande si sono fatte sentire pesantemente sulle quotazioni del titolo sulla Borsa di Hong Kong, con una perdita dall’inizio dell’anno stimabile a quasi il 90% del proprio valore.
Questa discesa ha trascinato con se anche le azioni facenti riferimento alle principali imprese immobiliari cinesi.
Per il ben noto effetto della globalizzazione, anche i mercati finanziari europeo ed americano hanno risentito di questa situazione, nello specifico negli ultimi giorni.
Il presidente del colosso immobiliare cinese in una lettera inviata ai propri dipendenti si è detto fiducioso sul fatto che la società potrà presto uscire da questo momento buio e poter consegnare i progetti immobiliari in cui si è impegnata, rispettando le proprie scadenze con gli acquirenti e gli investitori, i partner e le istituzioni finanziarie.
Del resto, memori degli errori commessi nell’ormai lontano 2008 con il caso Lehman Brothers, la speranza è che Pechino decida di gestire la liquidazione degli asset in modo congruo ed “ordinato”. Ciò significa non causare agli obbligazionisti ed agli azionisti perdite simili o vicine al caso di default; al contempo coinvolgere da parte del Governo, diversi “attori finanziari”, per una ripartizione degli asset stessi od una sorta di prestito ponte.
Altra via, un interessamento della Banca Centrale Cinese o del Ministero dell’Economia, finalizzato alla vendita progressiva di asset della società mediante una serie di aste, con lo scopo di rientrare gradualmente dal debito “monstre”.
Queste manovre “guidate” avrebbero lo scopo di attuare una specie di “atterraggio morbido” che non eviterebbe ovviamente un comunque importante ridimensionamento dei valori dei titoli azionari ed obbligazionari.
Se invece il Governo cinese dovesse far decidere al mercato la sorte di Evergrande, dovremmo prepararci ad assistere ad alcuni mesi di non indifferente volatilità.
Quale lezione dobbiamo trarre da questo ennesimo caso di “mala finanza”.
La diversificazione della propria Asset Allocation è strategica e fondamentale, oserei quasi dire “sacra”.
La non concentrazione settoriale (in questo caso sull’immobiliare) oltre che geografica (la Cina), ma piuttosto la giusta ed equilibrata suddivisione in termini percentuali all’interno dei nostri portafogli ci permettono di poter navigare con un “Azimut” ben preciso ed individuabile anche nei momenti in cui i mari degli investimenti e della finanza dovessero risultare più agitati di ciò che ci saremmo aspettati.
In tutto ciò tenendo sempre presente che determinati eventi costituiscono anche potenziali “opportunità” per effettuare delle scelte.
Non ci vuole la sfera di cristallo, che nessuno ha mai specialmente quando potrebbe servire; occorre preparazione, serietà professionale ed esperienza che il Tuo Consulente Finanziario Ti può garantire in ogni momento.