Il paese più popoloso del pianeta Terra ed anche uno dei più estesi a livello territoriale, che intenzione ha; come pensa di posizionarsi rispetto all’attuale grave crisi geopolitica ed economica causata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ?
Al di la di quanto si possa sentire o leggere da più parti nelle ultime settimane, diventa difficile immaginare che il gigante asiatico Cina voglia prendere una netta posizione in favore della Russia o addirittura supportare l’invasione dell’Ucraina da parte dello “Zar” Putin arrivando anche a fornirgli armamenti ed assistenza sul campo.
Tutto ciò al di là dei più o meno giustificati timori americani ed europei.
La Cina, in quanto potenza mondiale da diversi punti di vista: economico, strategico, militare, geografico, ecc. non può evitare di esprimersi, ma sicuramente evita di prendere posizioni nette da una parte e dall’altra al fine di non ferire le rispettive suscettibilità, tentando di mantenere un punto di equilibrio frutto di una fitta attività inter diplomatica continua.
Parrebbe effettivamente una fake news quella che vorrebbe che Putin abbia chiesto alla Cina di fornirgli aiuti militari. I ministri degli esteri di entrambi i Paesi hanno fermamente negato che una simile richiesta sia mai stata avanzata.
Ciò per una serie di ragioni. In primis la Cina è un Paese destinato a crescere in questo 2022. A differenza di quanto si sta profilando per i paesi occidentali i quali sono costretti a causa della guerra e della penuria degli approvvigionamenti energetici, nonché per i prezzi elevatissimi di questi approvvigionamenti oltre che delle materie prime, a rivedere al ribasso i loro tassi di crescita post pandemici, il Congresso Nazionale del Popolo conclusosi nella prima settimana di Marzo, si è proposto un traguardo di aumento del PIL su una base del 5,50%, un risultato ambizioso anche se al di sotto dei numeri verso i quali eravamo stati abituati a veder volare il Dragone negli anni addietro, ma comunque importante ove si pensi che il contesto globale attuale si compone di parecchie e complesse sfaccettature.
Questa potenziale espansione è programmata dopo gli ultimi due anni passati dalla Cina a rimettere un pò di ordine in casa particolarmente nei settori del real estate (immobiliare) che rischiava di generare un’imponente e pericolosa bolla speculativa e nel cosiddetto “shadow banking” ovvero il famigerato mondo della finanza “in ombra” al di fuori dei canali ufficiali centralmente gestiti e controllati.
In questo periodo a cavallo tra il 2020 ed il 2021, contestuale per altro al fattore Covid-19, la Cina non ha adottato politiche monetarie e fiscali aggressive come avvenuto in Europa ed Usa. Ciò ha fatto si che l’attuale tasso di inflazione sia relativamente contenuto rispetto a resto dei paesi ad economia sviluppata. La moneta nazionale forte (il renminbi) ha creato una sorta di corazza al grande paese asiatico, che lo isola in gran parte dagli attacchi di aumenti dei prezzi su materie prime ed alimentari.
Quanto sopra permetterà alle autorità cinesi di giocarsi le fiches ancora disponibili in termini di politiche fiscali e monetarie e di poter probabilmente guardare ai prossimi mesi con minore ansia di quanto non tocchi a noi occidentali.
Si potrebbe pertanto ritenere che le attuali valutazioni dei corsi azionari cinesi non risultino del tutto giustificati dall’effettivo stato di salute delle imprese quotate e che vi siano spazi per una crescita ove si consideri che sono previsti investimenti nelle infrastrutture, nella digitalizzazione, nella produzione di energia idroelettrica, nei semiconduttori, nelle energie rinnovabili, ecc.
La Cina per altro se da un lato non sanzionerà direttamente la Russia, si può anche razionalmente ritenere che non prenderà parte ad iniziative che potrebbero inficiare le sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti allo Zar Putin.
E questo per una questione tanto semplice quanto “concreta”.
Per la Russia la Cina rappresenta indubbiamente un partner commerciale ed economico importante. Si può ritenere, il più importante. Per contro, per la Cina, la Russia non rientra neanche nella “top ten” dei paesi con cui intrattiene relazioni di questa natura. Tradotto in soldoni, Mosca per Pechino vale all’incirca il 2% dei propri scambi.
E’ vero che i due Paesi si scambiano costantemente accordi di varia natura ed organizzano vertici ai più elevati livelli, ma lo è altrettanto che non si tratta proprio di “amiconi”. Non dimentichiamo che soltanto negli anni settanta le due superpotenze (allora c’era l’Urss) andarono allo scontro diretto, ad una guerra, per una disputa di confini. In quella circostanza la vecchia Urss minacciò la Repubblica Popolare Cinese di potenziale attacco nucleare ! Come ho già detto in un mio altro articolo la nostra memoria è purtroppo sempre corta.
Non è inoltre da escludersi che la Cina intenda giocare un primario ruolo di mediatore tra le parti belligeranti ricercando con esse le soluzioni sostanziali e meno disonorevoli per entrambe al fine di addivenire ad una risoluzione del conflitto. In questo modo il Dragone oltre all’indubbio riconoscimento del quale potrebbe essere investito in qualità di conciliatore, ne ricaverebbe indubbi vantaggi sia per il rafforzamento delle proprie relazioni globali con la Russia, sia come invitato privilegiato all’appetibile tavolo della ricostruzione ucraina.