0173 365002 info@graziatomasi.it Giovedì - 12/12/2024

CINA FOREVER

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Immagini Covid-19 in Cina: test e città deserte.

Ancora una volta parliamo di Cina. E come potremmo fare diversamente. Del resto il paese del Dragone  rappresenta un quinto della popolazione del pianeta Terra, nonché la seconda economia a livello planetario. Per cui si potrebbe ben dire che: “non si muove foglia che Cina non voglia !”. 

Il gigante asiatico ha istituito nei giorni scorsi un fondo statale per gli investimenti nelle infrastrutture del valore di circa 75 miliardi di dollari per dare una mano all’economia rimasta un pò al palo negli ultimi mesi a causa dei prolungati lockdown del secondo trimestre dell’anno dovuti alla campagna zero tolleranza Covid fortemente voluta dagli organi centrali del Partito Comunista.

Questa tanto dissennata quanto incomprensibile politica degli “zero contagi” oltre ad avere non poco rallentato il motore propulsivo dell’economia cinese tanto da compromettere il raggiungimento del target ufficiale per un PIL al 5,5% quest’anno, ha altresì indebolito il mercato immobiliare cinese già causa nel recente passato di tanti grattacapo al management del Partito Comunista, ed ha fatto si che la spesa per consumi a livello domestico sia rimasta decisamente sottotono rispetto a quanto auspicato dai dirigenti nazionali. 

Con questo piano speciale si vogliono implementare stimoli fiscali volti a contrastare l’impatto del coronavirus ed al tempo stesso le autorità desiderano stimolare la costruzione di infrastrutture, una ricetta apparentemente sempre vincente per risollevare le sorti di un’economia asfittica. 

Dall’altro canto la Cina non sta affrontando in questi mesi il problema inflazionistico che sta colpendo la nostra vecchia Europa e gli Stati Uniti. 

Ciononostante queste ricette potrebbero essere insufficienti ove si consideri che la Cina è una potenza economica, la seconda al mondo dopo gli USA, esportatrice verso un sistema planetario globalmente in regresso vuoi per l’aumento delle materie prime e dell’energia, la guerra, il Covid non ancora completamente “domato”, ecc. per cui i “nuovi” investimenti oltre che su progetti tradizionali come autostrade, aeroporti, ferrovie e via di seguito, si concentreranno sulle “nuove” infrastrutture focalizzandosi su 5G, intelligenza artificiale e dati. 

Per altro mi azzarderei a ritenere che questi 75 miliardi di dollari, considerata la dimensione dell’economia cinese, potrebbero costituire soltanto l’anticipo di un ben più vasto piano volto a riportare l’ex Impero Celeste al fasto dei passati P.I.L., con la finalità di costruire i presupposti per il fatidico sorpasso degli USA. 

Del resto il governo cinese ha ben donde nel darsi da fare ove si consideri che secondo un recente studio riportato a fine giugno scorso dal FINANCIAL TIMES, l’aspirazione massima attuale della classe media cinese risulta quella di uscire per sempre dalla Cina, il cosiddetto fenomeno “runxue”. 

Questo fenomeno mette in luce come i cinesi ordinari siano profondamente frustrati, considerato che alla fine del mese di marzo ben oltre 300 milioni di persone vennero nuovamente poste sotto pesanti restrizioni che prevedevano test Covid-19 obbligatori ogni 48 o 72 ore. 

La politica zero-Covid rischia altresì di provocare uno sbilanciamento a lungo termine del “contratto sociale” del Partito Comunista con la società cinese, in particolare la classe media urbana in rapida crescita e che il partito è riuscito sino ad ora a “contenere” nelle proprie ambizioni ed ambizioni.

Per molte élite l’emigrazione era un’opzione potenzialmente praticabile e popolare prima dell’attuale blocco alle uscite dal Paese. I dati riportati nelle ultime settimane e relativi ai picchi di consultazione sui motori di ricerca riguardanti società di consulenza all’emigrazione, indicano che tale interesse si è fortemente ampliato da parte di quella classe media di cui parlavamo prima, la quale ha iniziato a pensarci proprio durante e dopo i vari lockdown. 

Va da se che, visto che parliamo di Cina, la realtà economica ed i severi controlli alle frontiere ci permettono di intuire che questa classe media cinese ha probabilità praticamente nulle di trasformare in realtà il proprio “runxue”. 

Intanto tra una chiusura e l’altra a causa Covid-19 molti economisti prevedono una contrazione del P.I.L. cinese che dovrebbe assestarsi sul 4% per quest’anno, meno della metà rispetto all’8,1% dell’anno scorso ed anche al di sotto del 5,5% di quello previsto dal governo che risultava già il minimo da tre decenni. 

Vi sono per altro altri indicatori relativi all’economia “viva”, quella sul campo, come l’indice cinese dei trasporti merci su strada, che registra un calo del 20% su base annua. Questo come altri dati potrebbero essere tradotti in alcuni fondamentali anche peggiori di quanto previsto. 

Anche la disoccupazione giovanile preoccupa. Quella tra i 18 ed i 24 anni è arrivata a toccare il livello record del 18,4%. Tale percentuale potrebbe ulteriormente impennarsi nei prossimi mesi ove si consideri che a breve usciranno dalle Università cinesi dieci milioni di muovi laureati freschi di pacca. 

Considerata dal nostro punto di vista quella che sta vivendo il gigante asiatico è sicuramente un momento di incertezza e stress economico, abituati come eravamo a considerare sempre e soltanto valori crescenti di anno in anno quando si parlava di P.I.L. cinese, di creazione di nuova ricchezza, di forte propensione all’esportazione, formazione di nuove classi benestanti, e cosi via.

Sempre secondo questo punto di vista non possiamo scordarci che il mercato cinese continua e continuerà a costituire uno degli assi portanti del sistema economico planetario non fosse altro perché in quel Paese vivono un miliardo e mezzo di persone e perché in un’ottica di investitori di medio/lungo termine qual’è quella che ci caratterizza, è di fondamentale importanza essere “anche” presenti ed investiti in Cina, sapendo cogliere quelle opportunità di posizionamento che mercati in ripiegamento come quelli che stiamo globalmente vivendo in questo tormentato periodo ci possono offrire. Una delle migliori metodologie di approccio potrebbe essere costituita da un P.A.C. (Piano di Accumulo) o comunque da ingressi graduali e periodici. 

E’ proprio quando le cose non vanno troppo bene che bisogna avere la potenzialità intuitiva nonché un’asettica razionalità per assumere decisioni che per certo ci torneranno particolarmente convenienti tra qualche anno e ci faranno evitare ancora una volta di dire. “ …..avessi messo qualche soldino là quand’era ora ! “.