E’ avvenuto proprio così ? Siamo proprio migliorati ? Dal punto di vista umano, caratteriale, intercomunicativo, nel rapporto di coppia, nella comunità in cui viviamo, nel nostro ambiente di lavoro, in famiglia, coi figli, i nipoti, i vicini , gli amici di sempre, ecc…..
A cominciare dal quel tanto conclamato “andrà tutto bene” e dagli applausi profusi ogni sera dalle finestre e dai balconi diretti al personale sanitario che tanto si sacrificava all’interno delle sacre mura dei reparti di terapia intensiva ed ordinaria dei vari ospedali nostrani.
Sembra un secolo fa, ma non sono passati neanche tre anni.
Di certo, se un dato scientifico puntuale si può a posteriori conclamare è che nel nostro Paese, l’Italia, nonostante durante la pandemia si siano applicate le più rigide norme in materia di fortissime limitazioni alle libertà personali costituzionalmente garantite, il numero dei decessi è risultato, e di molto, particolarmente più elevato di quanto registrato in quelle nazioni che hanno applicato metodologie più “morbide” di impatto contro il virus, quando non addirittura nessun particolare provvedimento al di fuori del solito “ordinario”.
Qualcuno dovrebbe prima o poi spiegarcene la ragione ed assumersene la responsabilità. A quanto pare probabilmente “poi”, vista anche la recente sentenza della Corte Costituzionale in materia di obbligo vaccinale perfettamente allineata al “pensiero unico ed univoco”.
Ciò a cui abbiamo assistito nel corso della gestione pandemica dal punto di vista istituzionale è un mix di solita e cronica inefficienza italica, unita a cospicue dosi di tuttologia costantemente divulgate da un esercito di esperti o presunti tali pronti ventiquattrore su ventiquattro ad erogare dosi di sapienza e prontamente contraddetti dopo poche ore da altri “espertoni” in talk show disponibili a tutte le ore su tutti i canali.
Ebbene si, le “virostar”; quante ne abbiamo viste e sentite. E adesso che fine hanno fatto ? Probabilmente qualcuno avrà ritrovato la decenza ed il tempo per ritornare in ospedale finalmente a “lavorare” e a curarsi dei propri pazienti; qualcun altro è riuscito a farsi eleggere Senatore della Repubblica nelle recenti elezioni politiche.
Insomma. Più o meno tutti avranno portato all’incasso la loro cambiale verso quel grand creditore che ha concertato il “pensiero unico ed univoco”.
Si perché in effetti in un Paese in cui la libertà di espressione e di parola risultano scolpite nella carta costituzionale, pensarla diversamente costituiva, ed è tutt’ora, un grave handicap, un difetto da correggere forzosamente, per lo meno in ambito pandemico-sanitario.
Probabilmente in questi giorni alcuni nostri politici ed i loro amici virologi, cominceranno a “revisionare” il loro pensiero sulla scia di quanto sta accadendo in Cina dove la gente non ne può definitivamente più dei continui lockdown a cui vengono sottoposte milioni di persone ormai per quel che risulta poco più di un raffreddore. Le principali città cinesi sono sconvolte dai disordini e dalle sommosse che la polizia comandata dalla dittatura comunista riesce con difficoltà a tenere sotto controllo.
Se si voleva “testare” sin dove ci si può spingere nell’incatenare le persone e bloccarne la libertà di movimento, l’elemento cinese ci offre un esempio eclatante di come neanche una ragione sanitaria possa costituire un motivo di giustificazione a questa tipologia di restrizione e di come sia pertanto raccomandabile che simili “tentazioni” non vengano mai più esperite dalla dirigenza nostrana.
Tornando allo sfortunato motto “andrà tutto bene”…. dipende dal punto di vista.
Ove si considerino le decine di migliaia di attività micro imprenditoriali, dal bar al ristorante, dalla bottega artigianale al negozio di vicinato che hanno definitivamente chiuso i battenti a causa dei lockdown da pandemia, direi che proprio tanto bene non è andata.
Se a questo aggiungiamo i mesi di lezioni on line a cui sono stati sottoposti i nostri bambini e ragazzi con tutte le distrazioni ovviamente offerte dall’ambiente domestico rispetto a quello scolastico, le linee internet intasate e non funzionanti, le migliaia di casi di abbandono della scuola dell’obbligo susseguenti a questa metodologia operativa e con ciò il declino dell’apprendimento diretto da parte di una platea di milioni di studenti durato quasi due anni, dire che è andata proprio tanto bene significa negare l’evidenza.
Aggiungiamo i mancati rapporti personali nell’ambito delle differenti attività lavorative, dal semplice ritrovarsi in ufficio per condividere le quotidiane problematiche, i mancati meeting, convention, riunioni, trasferte, pranzi e cene di lavoro, e così via.
Non possiamo inoltre trascurare i rapporti di amicizia e familiari, i momenti di convivialità negati, i viaggi organizzati e non fatti, la cultura sotto forma di mostre, cinema, spettacoli, concerti a cui non si è potuto partecipare. E qui ci si ricollega al mondo dei giovani; all’impossibilità per loro di ritrovarsi, di partecipare, di condividere e di crescere insieme, di fare sport insieme.
Quanto altro potremmo aggiungere. E mi sto concentrando esclusivamente sulla importantissima parte morale e psicologica della vicenda senza neanche fare riferimento alla “catastrofe” economica che ne è conseguita, che stiamo ancora vivendo e della quale non sappiamo precisamente individuare la fine.
Probabilmente una “non fine” od una continuazione prima sotto forma di conflitto bellico e subito dopo come crisi energetica globale.
Insomma …che l’emergenza prosegua !
Di certo, l’economia reagisce e si adegua. La storia ce lo insegna anche se spesso ce ne dimentichiamo. Certo ci vuole tempo. Bisogna imparare ad individuare i “nuovi spazi” in termini di prospettiva di crescita che si vengono a creare, è indispensabile saper catturare quelle opportunità sempre presenti anche nei momenti apparentemente meno convenienti.
Un buon “consigliere”, un prudente, ma al tempo stesso saggio Consulente Finanziario vi dirà che mentre una parte degli investitori si lasciano trascinare dalle persistenti voci che quasi uniformemente si levano dagli organi di informazione in ogni loro forma, dalla cartacea alla televisiva, quasi per creare una sorta di agitazione quando non di pseudoterrore, un’altra parte molto più concentrata e limitata, si attiverà con metodologia seria e serenità, per mettere in moto quei meccanismi che costituiscono gli avamposti per la determinazione dei nuovi processi di investimento, negli eventuali “nuovi” prodotti di investimento, “nuovi” mercati in cui esserci, con l’ottica di rendere sempre più dinamica la propria impostazione di portafoglio (Asset Allocation) al fine di rendere i propri risparmi reattivi ai tempi che viviamo e che ci attendono.
Tornando alla questione più strettamente “morale”, se così mi è concesso di definirla, a mio avviso tutto quanto sopra precedentemente descritto non ci ha assolutamente migliorati, ma semmai profondamente “modificati” dentro e non necessariamente in meglio.
Siamo diventati forse un pò più sospettosi gli uni degli altri, un pochino più individualisti ed un pizzico più egoisti.
Da pensatrice “positiva” quale mi ritengo sono altrettanto convinta che si stiano creando e sviluppando i presupposti per recuperare quel terreno sin qui perduto. Probabilmente occorrerà più tempo di quanto ne sia occorso per “disfare”, ma, ripeto, da “positiva” ci metto tutto il mio per un ritorno auspicabilmente in senso migliorativo a quel “pre” a cui tutti sostanzialmente aspiriamo.
Certo alcune volte noto come sia quasi diventata un’abitudine purtroppo in via di consolidamento il non rispondere ad un messaggio o non replicare ad una mail, non dare seguito ad un WhatsApp piuttosto che non disdire un appuntamento al quale non si può più prendere parte per qualsivoglia ragione od anche non richiamare ad un appello telefonico mancato o perso. Lo dico perché è qualcosa che tante persone, tanti interlocutori mi fanno costantemente notare. A me stessa ed a questi amici replico che questo nostro mosaico è fatto da tanti “ognuno di noi” i quali messi insieme costituiscono la comunità nella quale viviamo mediante il dispiegamento di una lunga serie di più o meno ripetitivi gesti quotidiani.
Ciò per sostenere che sta proprio ad “ognuno di noi”, in primis a me stessa, cercare di migliorare lo status dell’esistente.
Se ciò costituisce un “must” a livello psicologico e morale lo è con la medesima convinzione e determinazione a livello economico, commerciale, imprenditoriale, finanziario e ciò a livello planetario.
Ma, come detto, ci vorrà tempo. Che non significa tempo perso. Ritorno a ribadire quanto sia importante non perdere di vista la considerazione che ogni momento ha dei propri obiettivi e tra questi anche e soprattutto quelli di investimento. Il verbo “aspettare” può risultare deleterio in questo ambito così come potrebbe esserlo l’assumere iniziative “personali” o per “sentito dire”, senza l’affiancamento di una guida professionalmente preparata come un Consulente Finanziario.
Effettivamente nonostante i periodi per nulla semplici che il nostro cammino di vita ha incrociato in questi anni e la cui eco non è ovviamente del tutto sopita, con il singolo impegno di ciascuno e la buona volontà “globale” , con pazienza e dedizione, col tempo necessario e credendoci, esiste la sostanziale possibilità di poter asserire che potremmo anche essere migliori.