Siamo rimasti tutti un pò colpiti da questa notizia, apparentemente cadutaci addosso a ciel più o meno sereno.
Chi si sarebbe mai immaginato che in un Paese così “attento” alla regolamentazione, ai controlli e sorveglianza, una banca, avente sede in una delle nazioni confederate più importanti, la California, potesse tutto ad un tratto “fallire”.
Tra le altre cose la SVB ovvero Silicon Valley Bank non era neanche proprio una “banchetta” di montagna, bensì il sedicesimo gruppo bancario del Paese.
Tutto questo è avvenuto nonostante soltanto qualche tempo prima le famose agenzie di rating americane avessero promosso a pieni voti l’istituto di credito californiano.
Moody’s aveva valutato l’affidabilità del suo credito assegnandole un bel Aa3 sui depositi a lungo termine ed un A3 come emittente a lungo termine. S&P l’aveva invece valutata BBB.
Anche un noto commentatore televisivo ed analista della CNBC soltanto il mese scorso consigliava l’acquisto di azioni della SVB che nonostante la quotazione a 320 dollari erano ancora da ritenersi “economiche”.
Va detto subito che non dovremmo trovarci di fronte ad un nuovo 2008, quel maledetto anno in cui andò in scena la più grave crisi finanziaria dei tempi moderni e le cui ripercussioni si fecero sentire per anni.
Il lato positivo di quegli oscuri tempi per la finanza universale fu che tutte le autorità creditizie e di sorveglianza di tutti i Paesi occidentali misero in atto ed adottarono misure di controllo da un lato innovative dall’altro volte ad evitare il ripetersi di vicende simili in particolar modo con focus sul potenziale innesco di contaminazioni a livello globale.
Ed in effetti i bilanci delle Banche risultano universalmente migliorati su tutte e due i fronti dell’Atlantico.
Si potrebbe pertanto presumere che nel caso della SVB ci troviamo di fronte ad una vicenda con natura “idiosincratica”. Detto in parole povere, la questione deriva dalla particolare attività della Banca.
Non ritengo opportuno addentrarmi nei meandri del Bilancio della SVB, cosa che avrebbero magari dovuto fare tempo addietro coloro che risultano addetti alla “sorveglianza”, ma piuttosto cercare di trasmettere nel modo più semplice possibile la dinamica dei fatti.
Il lato del passivo della SVB era essenzialmente composto dai depositi (per una Banca i depositi sono una “passività” in quanto un’entità non loro, ma che devono restituire ai proprietari a prima richiesta), più o meno l’80% delle passività era costituita da depositi. Inoltre questi depositi erano attribuibili ad un’unica, o quasi, tipologia di clientela, ovvero il sistema del Venture Capital e Private Equity, realtà fortemente radicate in un territorio che è conosciuto proprio per il fermento derivante dalla nascita di start up, società che implementano nuove tecnologie, intelligenza artificiale, ecc.
Nell’altra parte del Bilancio, le attività, la Banca annoverava, in questo caso per quasi il 60% del totale delle poste attive, un portafoglio di obbligazioni e titoli con una valutazione “HTM – Held to maturity” , ovvero quotati al loro valore di rimborso alla scadenza per cui al valore nominale di “100”.
Il costante aumento dei tassi degli ultimi mesi da parte della Federal Reserve, così come anche in Europa dalla BCE, ha interrotto un lungo periodo di “denaro facile” e cioè la possibilità per le imprese così come per i privati di accedere a finanziamenti e mutui se non proprio a tasso zero, poco al di sopra.
Anche chi di noi ha contratto un mutuo a tasso variabile ne sa qualcosa ahimè !
A questo punto i “clienti” depositanti di cui prima si sono detti: è inutile che spendiamo soldi a farci finanziare con i nuovi tassi particolarmente elevati quando in conto corrente alla SVB abbiamo dei soldi che non fanno niente. E’ ora che li utilizziamo ! E allora avendo tutti più o meno fatto questo ragionamento in contemporanea si sono recati agli sportelli della Banca per prelevare i loro quattrini al fine di utilizzarli per la loro normale attività d’impresa.
Qui sorge il primo problema perché la SVB come detto non ha una clientela “diversificata”, ma purtroppo appartenente alla medesima tipologia.
La Banca è stata pertanto costretta al fine di “creare liquidità” (con la quel aveva concesso finanziamenti, ma specialmente acquistato i titoli collocati nelle sue attività) a vendere questi titoli e le obbligazioni in portafoglio, ovviamente ai prezzi di mercato, particolarmente più bassi dei prezzi ai quali gli stessi titoli erano valutati a Bilancio “HTM” dall’istituto californiano.
Ma cosa significa: significa che se tu hai comprato un BTP un anno fa pagandolo 120 e per una qualsiasi ragione lo devi assolutamente vendere oggi per fare cassa, il suo prezzo è nel frattempo sceso a 90. E’ vero che lo Stato Italiano a scadenza di ritornerà comunque il valore nominale di 100, ma se tu hai assolutamente bisogno di quei soldi oggi, il mercato ti riconosce, ad esempio, 90. E perché questo ? Perché nel corso dei mesi scorsi la BCE ha gradualmente aumentato il costo del denaro aumentando i tassi per cui a livello obbligazionario diventano più interessanti le nuove emissioni di Titoli di Stato rispetto alle emissioni precedenti in quanto maggiore risulta il rendimento delle “nuove”.
Questo è “sostanzialmente” avvenuto nel caso della SVB.
Per la Banca californiana, obbligata a vendere titoli in portafoglio a prezzi ben inferiori al loro valore di Bilancio e di acquisto, si è determinata una perdita “insostenibile”.
Le autorità Federali hanno per altro preso la palla al balzo per bloccare la licenza ad operare anche alla Signature Bank di New York molto esposta anche in questo caso a società Start Up con la discriminante di avere a loro volta un’attività particolarmente concentrata sulle cripto valute.
Cosa personalmente mi lascia un pò perplessa è il fatto che nessuno abbia messo il naso ed approfondito il Bilancio di queste Banche precedentemente.
Le autorità americane hanno detto che non salveranno la Banca con i soldi dei contribuenti e cioè che l’istituto è comunque destinato a fallire, per cui andranno a casa gli 8.500 dipendenti e chiuderanno gli sportelli, ma che sono garantiti tutti i depositi ben oltre la soglia di legge di 250.000 dollari (i nostri € 100.000 in Europa). Ma chi mette mano al portafoglio per ripagare tutta quella montagna di dollari ?
Si parla di duecento miliardi di dollari, bigliettone verde più o meno. La Fed si controgarantirà in sostanza con “quei” famosi titoli in portafoglio o per lo meno con quelli restanti.
Il segnale che si vuole dare da parte delle autorità monetarie e bancarie statunitensi è forte e chiaro. Non si manda all’aria il mondo dell’innovazione, delle start up, della nuova intelligenza artificiale, del venture capital e del private Equity.
In sostanza non si tradiscono i potenti amici delle varie lobbies che in quei settori investono i loro soldoni e che con gli stessi soldoni garantiscono le campagne elettorali di un Presidente o dell’altro.
Ho il sospetto, presumo non del tutto infondato, che il contribuente americano dovrà comunque mettere mano al proprio portafoglio in qualche misura.
Raccontata tutta questa bella (eufemisticamente ovviamente !) storia cosa di deve fare; cosa di deve pensare.
Come sempre accade in queste particolari circostanze la prima cosa da fare è non agire in modo scomposto.
Quando ci si affida ad un Consulente Finanziario ed insieme si costruisce con gradualità, nel tempo, una strategia di investimento e di allocazione, è indispensabile mantenere, come si vuol dire, la “barra a dritta”.
Allontaniamoci dalle tentazioni di “aggiustamenti” o vendite, magari in perdita momentanea, dettate dall’emozione che non risulta mai foriera di buone idee, specificamente quando si tratta di investimenti.
Come sempre ricordiamoci che ogni evento, ogni occasione ed andamento dei mercati finanziari, porta con se anche delle opportunità.
La dote indispensabile da acquisire e conquistare è quella della pazienza, dei nervi saldi e di saper guardare al di là del momento, oltre “il proprio naso” e con una prospettiva di medio periodo.
Se si sono osservate queste regole ci si accorge, facendo un esame retrospettivo dei propri investimenti, e nello specifico di quelli azionari, che il tempo ci da ragione e che i ritorni medi annualizzati non ci deludono.
Questo vale a maggior ragione per coloro che si sono indirizzati a tipologie di sottoscrizioni a tutti gli effetti oggetto di importanti diversificazioni come lo sono i Fondi e le Sicav, piuttosto che per chi ha puntato soltanto od in maggior parte verso i “singoli” titoli.
Investire in una o più azioni comporta conoscere in modo approfondito il Bilancio di quella specifica Società quotata. Non si può e non si deve fare un investimento per sentito dire, per consiglio di un amico o perché quel titolo è in quel momento “premiato” dal mercato.
Come sempre meglio, assolutamente meglio “diversificare” mediante Fondi e Sicav. Questo non mi stancherò mai di ripeterlo.
In un Fondo o Sicav sono presenti decine, quando non centinaia di titoli. Per quanto possa andare male ad uno di essi l’impatto complessivo non intacca se non impercettibilmente la quotazione complessiva dello strumento.
Immaginate coloro che hanno investito nel titolo SVB – Silicon Valley Bank, con la convinzione che fosse la realtà su cui concentrarsi o la miglior cosa da fare per guadagnare tanto e velocemente ! Credo non ci sia necessità di aggiungere altro.