La decisione della FED, la Banca Centrale Statunitense, di dare corso ad un inasprimento della politica monetaria mediante rilevanti aumenti del tasso di riferimento, ha avuto, come prevedibile, un impatto negativo sulla domanda di beni e servizi nel Paese Nordamericano.
Alcuni analisti economici sentono pertanto la necessità di abbassare le loro previsioni in merito all’evoluzione del PIL Usa che per il 2023 dovrebbe assestarsi intorno allo 0,7% per raggiungere poi, a fine del 2024, l ‘1,1%.
Niente dunque di particolarmente eccitante.
Anche la Signora Lagarde, a capo della BCE, la Banca Centrale Europea, da tempo si è messa l’elmetto per ingaggiare quella che risulta una vera e propria guerra tra l’economia reale e la politica monetaria.
Per altri osservatori, un pochino più maliziosi, Madame La Presidente, non sarebbe esclusivamente sorretta da ferventi aneliti di severa applicazione dei manuali di economia, che impongono il raffreddamento dell’inflazione mediante una decisa campagna di incremento dei tassi, ma altresì spinta a strizzare l’occhietto ai bilanci delle grandi banche continentali ed in generale del sistema finanziario europeo, che grazie a questi aumenti, per altro non giunti nel loro ciclo conclusivo almeno in Europa, stanno realizzando ingenti utili e guadagni.
Tutto ciò alla faccia degli imprenditori e delle famiglie che stanno drasticamente constatando un sempre più problematico e difficile accesso al credito.
Prova ne sia la drastica riduzione della richiesta di mutui nel vecchio continente.
Il che significa, come conseguenza, una altrettanto drastica riduzione delle trattative di compravendita immobiliare con tutto quanto “a cascata” ne consegue.
Mentre sull’altro versante dell’Atlantico si sono resi conto dell’opportunità di ritornare gradualmente sui loro passi, rallentando, ove non proprio terminando tale stretta al fine di non “strangolare” il potenziale sviluppo della macchina a stelle e strisce, in Europa tale eventualità di “termine” della stretta appare ancora relativamente remota.
Si sa, l’obiettivo statutariamente assegnato alla BCE è quello di contenere il dato inflativo all’interno di un range non superiore al 2%. Per contro il dato previsto per l’anno in corso non si discosta dal 6%. Per cui è evidente che siamo ancora un bel può distanti.
Ciò nonostante gli analisti considerano come possibilità relativamente remota la probabilità i un trend recessivo prolungato nella vecchia Europa.
La ragione per quanto sopra sostenuto risiede principalmente nel fatto che lo shock preannunciatoci lo scorso autunno di una drammatica impennata dei costi energetici che ci avrebbe costretti tutti chiusi in casa al freddo con tre maglioni ed i calzettoni di lana, non si è verificato.
Non solo. Il prezzo del gas naturale dall’inizio di quest’anno è sceso del 48%. Se la verifica la facciamo invece sui precedenti dodici mesi, tale prezzo è diminuito addirittura di circa il 69% !
Meno di prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino.
Per cui cosa ci hanno raccontato ? Quale “terrore” ci è stato inculcato e perché ? Quante falsità ed ipocrite informazioni ci vengono fornite da parte di un network informativo, radio – televisivo, che canta all’unisono la stessa canzone senza possibilità di contraddittorio ?
E dunque questo shock “al contrario” ha in qualche modo almeno in parte aumentato il reddito disponibile dei consumatori i quali hanno continuato, anche se con minore enfasi ovviamente, a fare i loro acquisti e con ciò ad avviare la scalata degli aumenti che a loro volta generano la vituperata inflazione.
Pertanto anche per la zona Euro, se proprio dobbiamo assegnare dei voti in relazione al PIL, potremmo parlare di uno 0,8% per il 2023 che potrebbe spingersi sino ad un 1,1% per l’anno successivo.
Perfettamente allineati ai dati americani e pertanto non particolarmente “sexy”.
Comunque non parliamo, o almeno non dovremmo parlare, di stagflazione, recessione o brutte simili cose.
Girando il nostro sguardo da altre parti del sempre più piccolo pianeta sul quale siamo precipitati, notiamo una buona ripresa dei consumi interni in Cina.
Nel Paese del Dragone notevoli investimenti infrastrutturali sono stati posti in essere con particolare attenzione alla tecnologia ed alle nuove energie.
Inoltre grande è lo slancio dei cinesi nell’intraprendere viaggi e vacanze all’estero dopo tre anni in cui a fasi alterne sono risultati follemente “murati” all’interno delle loro pareti domestiche a causa di una politica “Zero Covid” la quale, oltre a non aver dato i risultati attesi in termini sanitari, ha provocato un forte rallentamento dell’economia del gigante asiatico.
Secondo alcuni osservatori il PIL cinese proiettato al 2024 dovrebbero crescere del 5,3%.
A differenza di quanto avviene sul “fronte occidentale” (Usa ed Europa) l’inflazione in Cina non costituisce un fenomeno destante preoccupazione risultando particolarmente contenuta rispetto alla nostra (2,5% per il 2023).
Cosa possiamo dire in sintesi dell’altro grande gigante asiatico di cui poco, o molto meno, si parla, ma che costituisce indubbiamente un pilastro all’interno del sistema economico universale.
Parliamo oramai della quinta potenza economica mondiale che ha superato la Gran Bretagna.
In questo Paese, che è l’India, l’inflazione risulta “contenuta” tra il 4 ed il 5% (4,7% secondo gli ultimi dati). In compenso nel 2022 il PIL è cresciuto dell’8,7% e le previsioni per l’anno in corso lo posizionano al 7,2%.
Un dato che merita di essere evidenziato è la costituzione di Start-up ad elevata capitalizzazione; i cosiddetti “Unicorni”. Tali nuove, innovative ed emergenti imprese, con un livello di capitalizzazione pari o superiore al miliardo di dollari USA, sono risultate oltre cento unità nel solo 2022. Questo dato evidenzia, senza necessità di particolari ulteriori commenti, la vitalità, dinamicità e freschezza di questa economica verso la quale vanno poste le adeguate attenzioni quando ci si trova in fase di implementazione di una asset allocation che preveda una componente azionaria in area asiatica.
Dunque possiamo riassumere asserendo che si tratta di un mondo sicuramente affetto da determinate problematiche, come sempre del resto, non ultima la per ora mancata soluzione al conflitto russo-ucraino, ma anche, come sempre, un universo di potenziali interessanti opportunità alle quali è auspicabile approcciarsi con un’ottica di medio periodo e, in particolare, essendo affiancati dall’esperienza, ricerca e professionalità del proprio Consulente Finanziario.