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QUEL “SILENZIOSO” DEBITO PUBBLICO GLOBALE: ANALISI ED IMPLICAZIONI PER L’ITALIA, L’UE E NON SOLO

Il debito pubblico è un tema cruciale per le economie di tutto il mondo. La sua gestione e le sue implicazioni hanno un impatto diretto sulle politiche economiche e sociali di ogni Paese, così come sull’Unione Europea (UE) e l’economia globale. Queste poche considerazioni hanno lo scopo di esaminare lo stato attuale del debito pubblico globale, ed analizzare le conseguenze per i singoli Paesi, nonché discutere le sfide specifiche che affronta l’UE.

Negli ultimi decenni, il debito pubblico globale è aumentato significativamente. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il debito pubblico mondiale ha raggiunto livelli record, superando il 100% del PIL globale.

Il debito pubblico sommato a quello privato ed a quello delle aziende, risulterebbe, a livello planetario, vicino ai trecento trilioni di dollari, ovvero il triplo rispetto al PIL prodotto dall’intero pianeta.Questa crescita è stata accentuata dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla recente pandemia di COVID-19, che ha spinto molti governi ad aumentare la spesa pubblica per sostenere l’economia.

Lo sproporzionato sviluppo del debito negli ultimi quaranta/cinquant’anni, si è palesato in maniera differente a seconda dei Paesi. Nel caso italiano il rapporto tra debito pubblico e PIL è ormai prossimo al 140%, mentre il debito globale delle imprese nostrane rispetto al PIL stesso si “limita” all’80/90%.

Per contro, ad esempio, in Francia il rapporto tra debito pubblico e PIL ruota intorno al 100%, per cui decisamente inferiore a quello italiano, ma le società d’oltralpe sono invece indebitate in una misura superiore al 160% della ricchezza prodotta dal Paese.

Quali sono stati i fattori chiave dell’aumento del debito pubblico?

In primis possiamo annoverare le più recenti crisi economiche, come quella del 2008, oltre che la più ravvicinata crisi pandemica collegata al Covid-19.  Gli eventi imprevisti, come la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di COVID-19, hanno costretto i governi a indebitarsi pesantemente per sostenere le loro economie.

Il nostro Paese, che per altro da questo punto di vista risultava particolarmente virtuoso sin verso la metà degli anni ’80, ci ha messo del suo mediante politiche “clientelari” come, ad esempio,  le famose “baby pensioni” e tante altre simili sventurate campagne di spropositate aperture dei cordoni della borsa in modo quasi mai razionale, ma quasi sempre a fondo perduto.

Indubbiamente le politiche fiscali espansive adottate per stimolare la crescita economica hanno spesso portato a un aumento del debito.

Sicuramente tra quei fattori non propriamente di natura economico-congiunturale, quanto piuttosto “strutturali”, va energicamente menzionato l’invecchiamento della popolazione.

Nei Paesi sviluppati, l’invecchiamento della popolazione comporta maggiori spese per pensioni e sanità, contribuendo all’aumento del debito pubblico.

In poche parole: meno persone a produrre (ricchezza e PIL) e più persone che chiedono pensioni ed assistenza sanitaria. Tradotto più popolazione che concorre esclusivamente ad accrescere il debito.

Di qui, considerata la cosiddetta “desertificazione anagrafica” in atto, si desume che una sana, organizzata, “scientifica” e continentalmente orchestrata politica dell’immigrazione è una condizione indispensabile per garantire la sopravvivenza al nostro Paese ed all’Europa più ampiamente.

Il debito pubblico ha implicazioni significative per i singoli Paesi, influenzando la loro stabilità economica e la capacità di finanziare servizi pubblici essenziali.

Pensiamo ad esempio ai costi di servizio del debito, ove maggiore è il debito, maggiori sono gli interessi da pagare, riducendo le risorse disponibili per altre spese.

Ad appesantire ulteriormente il carico del debito entra ovviamente anche la politica monetaria da parte delle Banche Centrali.

Tassi ufficiali più elevati significano più ingenti risorse da destinare al pagamento degli interessi sul debito, emissione di “nuovo” debito più costoso, per cui accrescimento del debito pubblico dello Stato.

Un’altra non indifferente conseguenza è la credibilità del Rating Creditizio. Un elevato livello di debito può portare a un downgrade del rating creditizio, aumentando i costi di finanziamento oltre a restringere la cerchia di coloro che sono disposti a prestare quattrini ad un Paese eccessivamente indebitato.

Indubbiamente anche lo “spazio fiscale” si riduce in quanto i Paesi con alto debito hanno meno flessibilità per attuare politiche fiscali espansive in tempi di crisi.

Quando al telegiornale sentiamo dire che il Ministro delle Finanze ha dichiarato che esistono ristretti margini di manovra, ecco spiegato quanto sopra.

Nell’UE, la questione del debito pubblico è particolarmente complessa a causa della condivisione della moneta unica, l’€uro, tra i Paesi membri con politiche fiscali indipendenti.

Nel vecchio continente le principali sfide includono l’annosa questione della Divergenza Economica.

I Paesi dell’UE hanno livelli di debito e performance economiche diverse, creando tensioni all’interno dell’Unione.

Inoltre le regole del Patto di Stabilità e Crescita limitano i deficit di bilancio, ma sono spesso criticate per la loro rigidità in tempi di crisi.

Le discussioni su strumenti comuni di debito, come quelle che si ebbero in occasione della proposta relativa ai Coronabond, evidenziano la difficoltà di trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità fiscale.

A livello globale, il debito pubblico ha conseguenze che vanno oltre i confini nazionali e regionali.

L’elevato debito può aumentare la vulnerabilità a crisi finanziarie globali inducendo ad una destabilizzazione finanziaria.

Le politiche monetarie delle grandi economie, come gli Stati Uniti e l’UE, influenzano i tassi di interesse globali, impattando i Paesi indebitati.

I Paesi in via di sviluppo spesso affrontano difficoltà maggiori nel gestire il debito, aggravando le disuguaglianze economiche globali.

Concludendo, Il debito pubblico è un tema di fondamentale importanza per la stabilità economica globale. I governi devono bilanciare la necessità di stimolare la crescita economica con la gestione sostenibile del debito.

Per l’Unione Europea, trovare un equilibrio tra le esigenze dei diversi Paesi membri rappresenta una sfida continua, ma essenziale per la coesione e la prosperità dell’Unione. Solo attraverso una gestione responsabile e coordinata del debito pubblico si potrà garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva a livello globale.