Le principali società minerarie quotate sul mercato statunitense hanno lasciato sul terreno in questo 2021 un quinto del loro valore, dovutamente al rafforzamento del dollaro e per la crescita degli yield sui bond rispetto ai livelli minimi del 2020.
L’indice del “Gold” è scivolato di quasi il 20% arretrando ai valori del 2020. Il metallo prezioso è sceso del 14% dopo aver toccato i massimi con un record oltre i 2000 u$d all’oncia, lo scorso Agosto. L’attrattiva del metallo è stata pertanto smorzata dalla forza del dollaro che rende maggiormente penalizzante gli investimenti da parte degli operatori internazionali. Sull’altro fronte il rally dei mercati azionari ha ultimamente perso un pò della propria forza, unitamente al timore per un aumento dei tassi di interesse, specificamente da parte della FED.
Questi elementi inducono gli analisti a ritenere che l’oro costituisca come sempre un’opportunità di investimento, nonché di effettiva alternativa od affiancamento agli asset azionari. A maggior ragione quando tale opportunità è enfatizzata dalla diminuzione del prezzo di questa “commodity”.
Negli Stati Uniti d’America, ma non esclusivamente, la contrazione del prezzo dell’oro ha posto gli investitori in un atteggiamento di “indisponibilità” rispetto alla scelta di azioni facenti riferimento alla sfera delle società minerarie estrattive del metallo giallo.
Ciò, nonostante l’industria mineraria abbia recentemente aumentato i dividendi distribuiti da un lato, ed amplificato la propria attitudine verso tutto ciò che permette una maggiore ed attenta protezione dell’ambiente, dall’altro.
A titolo esemplificativo citiamo le azioni della Newmont, la più grande miniera di produzione di oro al mondo, che sono scese quest’anno del 5%, mentre quelle della Barrick Gold sono andate giù del 15%.
Secondo quanto riferito dagli analisti di BMO Capital Markets, l’acquisto, senza precedenti in termini di volumi, di azioni proprie da parte delle società minerarie estrattive di oro, lascia sottintendere che la quotazione dei loro corsi azionari risulta in una fase di sottovalutazione.
E’ un segnale abbastanza palese per i gestori dei Fondi, sia attivi che passivi, operanti nel settore mining, commodities, metalli in genere, e più specificamente per quelli che “navigano” tra l’ “oro”.
Anche noi investitori dovremmo tenerne conto.