E ora, come la mettiamo con questa tanto decantata solidarietà tra nazioni.
Si, si, mi riferisco in primis a quella sorta di mutuo soccorso che dovrebbe intervenire in modo specifico tra i Paesi che compongono l’Unione Europea, nei momenti in cui particolari eventi geopolitici, indipendenti dalla volontà dei membri stessi, possono determinare condizioni per cui qualcuna di queste nazioni si possa trovare in condizioni meno vulnerabili dal punto di vista economico rispetto ad altre.
In sostanza, e senza tornare su argomentazioni trite e ritrite da una marea di organi di informazione e dibattute ogni sera nei consueti salotti televisivi tra vari sapientoni e saccentoni o, come li chiama il pungente, e per cui scomodo, giornalista Mario Giordano, i “tromboni” , abbiamo deciso “tutti insieme” di imporre importanti sanzioni di natura economica ad un nazione poco prima “amica” come la Russia, consapevoli che non soltanto avremmo fatto del male (forse) o per lo meno indebolito l’ex Orso Sovietico, ma anche che un certo effetto boomerang ci sarebbe stato anche a nostro discapito. A sfavore cioè di chi le sanzioni le impone, ovvero noi occidentali e nello specifico, noi europei.
E si perché in effetti per gli americani ancora una volta questa guerra è lontana. Loro si limitano a dare istruzioni a noi europei che prontamente le eseguiamo mediante un consistente invio di armamenti alla nazione aggredita. E’ giusto, certo, non possiamo permettere a nessun paese democratico e libero di essere invaso da un’altra nazione senza giustificazione alcuna, a maggior ragione quando l’aggressore compie scempi e porta morte e distruzione.
Per quanto non ci sia nulla da eccepire su questo ragionamento che potrebbe non trovare concorde soltanto uno sprovveduto per non dire peggio, qualche sospetto del perché si sia agito così prontamente soltanto in questa circostanza è lecito.
E gli altri conflitti sparsi per il mondo: dallo Yemen alla condizione che sempre quegli americani delle guerre lontano dai loro cortili hanno lasciato in Afghanistan; dalla Siria passando per il Corno d’Africa per poi risalire al Mali….e le altre guerre ? Che strani questi occidentali così difensori della democrazia, ma non in “generale”, soltanto su determinati scacchieri ben scelti ed individuati.
Qui, per l’Ucraina, ci siamo messi a rispolverare lo strategico ruolo e compito svolto dalla Nato che qualche settimana prima era un’organizzazione ormai data per spacciata ed al contempo tutti i leader occidentali chi più chi meno prontamente si sono elevati ed hanno fatto sentire le loro voci per ribadire che “l’invasore non passerà” e che l’Europa rimarrà ferma e salda sui propri principi fondatori costruiti sulle macerie della tragedia della seconda guerra mondiale.
Tutto perfetto. Rammentiamoci però che la nostra Costituzione, quella che molti si affrettano costantemente a definire come “la più bella del mondo”, all’articolo 11 recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.
Tradotto: con l’invio di armi ci rendiamo inevitabilmente, ancorché con buone intenzioni ed in buona fede, complici ed indirettamente belligeranti. Va bene, ne prendiamo atto ! Dobbiamo però esserne consapevoli ed anche consci delle potenziali conseguenze attribuibili ad un Paese comunque in qualche modo coinvolto in un conflitto bellico alla stessa stregua di tante altre nazioni occidentali.
Ma si sa i conflitti e le guerre nello specifico fanno del male a tanti e giovano a pochi. Per quel che ci riguarda questa guerra e la relativa tensione internazionale ci stanno facendo particolarmente male. Qualcuno dice che siamo solo all’inizio di una grave crisi energetica che impatterà (a dire il vero lo ha già fatto !) sulle bollette della luce e del gas di tutti i cittadini sia a livello di famiglie che per quanto attiene le imprese. Se per le prime si tratterà di adottare atteggiamenti restrittivi relativamente alle abitudini e consuetudini verso determinati consumi che obbligatoriamente si dovranno ridurre, per le seconde, le aziende, ed in particolare per quelle già severamente colpite dalla pandemia e che con fatica stavano tentando di rialzare la testa, questa “botta” in termini di costi energetici potrebbe significare purtroppo l’inizio della fine.
Ciò trascina con se conseguenze sul piano produttivo, per cui un importante impatto sul PIL, e specialmente dal punto di vista occupazionale. Esistono purtroppo sostanziali presupposti che indicano che nel nostro Paese si possa aprire una crisi sociale come non se ne vedevano da decenni.
L’incapacità di tutti i governi succedutisi nel corso degli ultimi trent’anni di adottare “sagge” politiche dirette alla creazione di fonti energetiche in grado di renderci meno dipendenti dall’approvvigionamento dall’esterno, unitamente a politiche di “regalie” sotto forma di sussidi, pensioni anticipate, sovvenzioni ed omaggi da parte dello Stato nel corso di tutti questi anni, ha fatto si che il debito del nostro Paese abbia il tristissimo primato di essere il terzo a livello planetario traducibile in una cifra “monstre” di oltre 2700 miliardi di €uro che neanche i nipoti dei nostri nipoti riusciranno a ripagare e che ci rende particolarmente vulnerabili dinanzi al potenziale impatto socio economico che questo trend sta producendo nella misura in cui quattrini da mettere sul piatto non ce ne sono proprio più. E non sarà il fatidico PNRR a salvarci. In primis non sono soltanto soldi “regalati”, in secundis sono importi finanziati con specifiche destinazioni.
Non ci salveranno neanche gli altri Paesi. Per lo meno quelli, nello specifico l’Olanda e la Norvegia, che da questo stato di essere degli eventi storici ci stanno guadagnando come non mai. Perché ? Perché non gliene frega niente, perché nessuno li può obbligare, perché dovrebbero pagare loro i debiti che ci siamo fatti noi… e così via.
Già, l’Olanda è il Paese in cui risiede la “Borsa” internazionale del Gas, per cui tutte le transazioni passano da quelle parti con lauti compensi per i negoziatori. La Norvegia che sino all’anno prima esportava 25 miliardi di metri cubi di Gas ora ne vende all’estero il quadruplo cioè oltre 100 miliardi di metri cubi, ma ad un prezzo moltiplicato di cinque volte rispetto a quello dell’anno prima.
E la Francia , dove mettiamo la Francia. Dall’anno prossimo ha già anticipato che non potrà più venderci la propria energia elettrica perché la deve (giustamente e comprensibilmente) destinare ai consumi interni. Del resto se ciò si tradurrà in realtà, dopo l’Esagono faranno seguito la Slovenia e la Svizzera in quanto nostri fornitori di elettricità.
Si pensi che soltanto la Francia rappresenta il 5% di fornitura di cui abbisogna il nostro Paese in campo elettrico.
Se la cosa può interessarvi la parte più interessata a questo “taglio della corrente” siamo proprio noi del Nord Ovest, il confinante Piemonte.
Elettricità che i cugini transalpini producono con le loro oltre cinquanta centrali nucleari a cui noi, come sempre, abbiamo detto no. Perché noi siamo il Paese dei No: No Nucleare, No Tap, No Tav, No Gas. Si anche non Gas. Per i soliti benpensanti ed ambientalisti che evidentemente scalderanno le loro fredde sere d’inverno con i loro elevato pensiero filosofico, sono attualmente “dormienti” nel nostro Paese 752 piattaforme per l’estrazione del Gas nel mare Adriatico dinanzi alle coste della Romagna. Per contro gli “amici” croati, dall’altra parte del mare, estraggono alla grande e ci vendono il “nostro” Gas. E’ come quando due amici bevono con due cannucce attingendo dal medesimo bicchiere. Uno dei due però ha un nodo alla cannuccia e l’altro dunque si beve tutta la bibita. Rendo l’idea !
Poi ci sono gli americani. Si sempre loro i quali risentono più o meno (probabilmente “meno”) di tutto questo storico turbamento. Si erano detti disposti a fornirci il loro Gas, naturalmente al “loro” prezzo. E’ però necessario che noi si abbia i rigassificatori perché il gas dall’America deve viaggiare per nave in stato “liquido”, non nei tubi dei comodi gasdotti europei, e poi, una volta giunto in Europa deve essere ritrasformato allo stato “gassoso” appunto. Anche qui noi naturalmente “No rigassificatori” a cominciare da quello di Piombino.
Per altro i nostri amici ed alleati d’oltre Oceano, dopo la proclamata disponibilità, ci informano che non saranno in grado di aumentarci le fornitore di petrolio e gas in tempo per fermare la crisi energetica invernale. In pratica l’industria statunitense dello “shale” ha avvertito che non può salvare l’Europa; questo hanno riferito al FINANCIAL TIMES di qualche giorno fa i manager delle maggiori società di estrazione statunitense e cioè che, nonostante le immense riserve di petrolio e gas su cui sono seduti, non saranno in grado di alleviare il deficit energetico dei vecchi amici europei che qualche mese fa avevano caldamente invitato ad unirsi per sanzionare i russi …perché “tanto poi vi aiutiamo noi”.
Chissà se il nostro amato Paese questa volta imparerà la lezione e cioè che fidarsi è bene, ma….continuate voi !
Per l’intanto cerchiamo di far emergere l’italica fantasia per ripararci dalle intemperie dell’inverno, auspicandoci che questa stagione sia “almeno un pò” mite e non inversamente proporzionale all’estate appena passata. Torniamo a far legna e tiriamo fuori le stufe (putagé) delle nostre nonne, fiato ai caminetti e dita incrociate.
Sicuramente anche questa volta ce la caveremo. Speriamo !