0173 365002 info@graziatomasi.it Giovedì - 12/12/2024

IL RITORNO DELLE OBBLIGAZIONI

 

Come si suol dire: non tutto il danno vien per nuocere. Ed è proprio ciò che si potrebbe dire in riferimento al reddito fisso. 

Infatti dopo anni ed anni in cui le banche centrali, con in prima linea la BCE, si sono prodigate nel mantenere bassi, quando non addirittura negativi i tassi sulle loro rispettive divise, all’orizzonte si è fatto vivo un nemico ostile che pensavamo estinto e definitivamente annientato: l’inflazione.

La “Signora” di tutti i mali economici ha creato il panico tra i banchieri centrali i quali per difendersi dalle sue potenti zanne hanno subito iniziato ad alzare i tassi di interesse.

Questa scelta istituzionale ha provocato una vendita copiosa di titoli obbligazionari, di Stato e societari, con una conseguente perdita delle valutazioni (dei corsi di mercato) di questi titoli rendendoli pertanto particolarmente attraenti per chi è alla ricerca di redditività e rendimenti superiori alla media.

In concreto tutto questo in cosa si traduce ? 

Pensiamo ad esempio al BTP (Buono Poliennale del Tesoro) scadente nel Febbraio 2037 ed avente una cedola del 4%. Chi lo deteneva in portafoglio il primo febbraio dello scorso anno, il 2022, lo vedeva quotato a 130,73, ampiamente sopra la pari (sopra il valore nominale di 100). Stessa storia più o meno per l’investitore che lo avesse voluto comprare in quel periodo. 

E’ evidente che pagare un titolo che sarà rimborsato a 100 al prezzo di oltre 130 non è il miglior affare della vita anche perché il rendimento effettivo risultava ben inferiore a quello promesso dalla cedola “facciale” del 4%. 

Lo stesso titolo il giorno 26 Gennaio scorso (2023), per cui quasi un anno più tardi, valeva poco più di 98,00. Questo significa pertanto una perdita di oltre il 24% in poco meno di un anno. 

E poi si dice dei titoli di Stato ! 

Nonostante una evidente “tragedia” per il portafoglista detentore del titolo in oggetto (ma avremmo potuto fare decine di esempi similari), è sufficientemente palese come possa risultare invece interessante questa tipologia di quotazione per chi dovesse cimentarsi  in questo momento in questa tipologia di investimento. Appunto, per i prezzi particolarmente convenienti ed in molti casi sotto la pari (sotto il valore di rimborso di 100).

Anche in questo contesto la regola “obbligatoria” è quella che richiama alla prudenza della diversificazione.

Mai affidarsi al singolo titolo oppure ad una sola tipologia, ad esempio i titoli di Stato o Sovrani, ma piuttosto ampliare la gamma dell’infinità di strumenti sottoscrivibili nel contesto obbligazionario, attraverso un sapiente dosaggio di emissioni che possono risultare facilmente ed economicamente reperibili in prodotti di investimento quali i Fondi e le Sicav obbligazionari.

Ovviamente l’affiancamento del proprio Consulente Finanziario nella selezione e implementazione di tali strategie scelte di allocazione nei propri portafogli, non è soltanto consigliata, ma fortemente auspicata. 

Infatti viviamo, inutile dirlo, in un contesto geopolitico e macroeconomico che definire complessi è riduttivo, per cui si richiede la massima prudenza nell’allocazione del capitale. 

Inoltre non sappiamo fin dove l’inflazione sia disposta ad andare e conseguentemente sin quando e per “quanto” potrebbero protrarsi le politiche di stretta monetaria delle principali banche centrali.

In altre parole bisogna fare il tutto con gradualità in quanto non possiamo escludere di entrare ed acquistare a prezzi ancora migliori di quelli attuali nelle prossime settimane e mesi.

Cosa significa che debbo attendere ? Certamente no, ma semmai operare con riflessiva gradualità.

L’ulteriore stretta della BCE del 2 febbraio scorso che ha deciso per un ulteriore aumento del tasso di riferimento di 0,50 portando lo stesso tasso al 3%, non fa altro che confermare la tesi della cautela in una realtà in cui i banchieri centrali sembrano più guidati da un’indicazione di non meglio identificabile scelta politica, quanto piuttosto collegabili ad effettive esigenze di interazione col mercato “concreto” dell’economia oltre che della finanza.

In effetti quest’ultima mossa che non ne esclude una simile successiva nei prossimi mesi, non trova riscontro con i dati che da più parti convergono verso una tesi di relativa positività rispetto al quadro economico globale. Ciò non fosse altro per il fenomeno della netta discesa dei prezzi relativi all’approvvigionamento energetico, in primis del gas, che sono rientrati in un alveo ancor più contenuto rispetto a quello precedente il conflitto russo ucraino che aveva causato l’esplosione dei prezzi.

Parrebbe quasi che i banchieri centrali siano sordi e vivano su un altro pianeta. Non solo, sembrerebbe dal loro agire, che desiderino innescare a tutti i costi una recessione anziché dare una mano ad un’economia che va un pò meglio di come si poteva immaginare.

Al di là dell’attivazione di un retro pensiero che non ci possiamo permettere, l’unica cosa che ci immaginiamo è che i responsabili della politica monetaria, gli europei in particolare, siano esclusivamente concentrati sull’adempimento della loro “Missione Madre”, ovvero il contenimento di un’inflazione continentale che ancora attualmente veleggia intorno ad un 10% annuo, per riportarla verso l’ “istituzionale” 2%. 

Capite bene quanta strada resti ancora da fare in questo senso.

La stessa cautela che con l’aiuto del nostro Consulente Finanziario andremo ad impiegare per investire in quei Fondi e Sicav che gestiscono titoli del debito statale e sovrano, dovremo adottarla, a maggior ragione, per addentrarci con gradualità, nel mondo delle obbligazioni societarie, i cosiddetti “Corporate Bond”, siano essi quelli di buona qualità (IG – Investment Grade), quando non piuttosto quelli a più alte cedole e conseguentemente maggior rendimento, i famosi High Yeld (HY).

Possiamo pertanto ritenere che questo 2023 si possa definire l’anno per il ritorno all’obbligazionario ? Probabilmente si. 

Indubbiamente si tratterà di adottare un approccio in grado di realizzare un mix con criterio tra il credito sovrano ed il credito societario con l’intento di assicurarsi dei ritorni in termini reddituali interessanti ed adeguati, e al tempo stesso riducendo il rischio e contenendo la duration.