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	<title>Grazia Tomasi</title>
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		<title>QUEL &#8220;SILENZIOSO&#8221; DEBITO PUBBLICO GLOBALE: ANALISI ED IMPLICAZIONI PER L&#8217;ITALIA, L&#8217;UE E NON SOLO</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2024/07/16/quel-silenzioso-debito-pubblico-globale-analisi-ed-implicazioni-per-litalia-lue-e-non-solo/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Tue, 16 Jul 2024 09:46:58 +0000</pubDate>
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					<description><![CDATA[<p>Il debito pubblico è un tema cruciale per le economie di tutto il mondo. La sua gestione e le sue implicazioni hanno un impatto diretto sulle politiche economiche e sociali di ogni Paese, così come sull&#8217;Unione Europea (UE) e l&#8217;economia globale. Queste poche considerazioni hanno lo scopo di esaminare lo stato attuale del debito pubblico [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="font-weight: 400;">Il debito pubblico è un tema cruciale per le economie di tutto il mondo. La sua gestione e le sue implicazioni hanno un impatto diretto sulle politiche economiche e sociali di ogni Paese, così come sull&#8217;Unione Europea (UE) e l&#8217;economia globale. Queste poche considerazioni hanno lo scopo di esaminare lo stato attuale del debito pubblico globale, ed analizzare le conseguenze per i singoli Paesi, nonché discutere le sfide specifiche che affronta l&#8217;UE.</p>
<p style="font-weight: 400;">Negli ultimi decenni, il debito pubblico globale è aumentato significativamente. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il debito pubblico mondiale ha raggiunto livelli record, superando il 100% del PIL globale.</p>
<p style="font-weight: 400;">Il debito pubblico sommato a quello privato ed a quello delle aziende, risulterebbe, a livello planetario, vicino ai trecento trilioni di dollari, ovvero il triplo rispetto al PIL prodotto dall’intero pianeta.Questa crescita è stata accentuata dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla recente pandemia di COVID-19, che ha spinto molti governi ad aumentare la spesa pubblica per sostenere l&#8217;economia.</p>
<p style="font-weight: 400;">Lo sproporzionato sviluppo del debito negli ultimi quaranta/cinquant’anni, si è palesato in maniera differente a seconda dei Paesi. Nel caso italiano il rapporto tra debito pubblico e PIL è ormai prossimo al 140%, mentre il debito globale delle imprese nostrane rispetto al PIL stesso si “limita” all’80/90%.</p>
<p style="font-weight: 400;">Per contro, ad esempio, in Francia il rapporto tra debito pubblico e PIL ruota intorno al 100%, per cui decisamente inferiore a quello italiano, ma le società d’oltralpe sono invece indebitate in una misura superiore al 160% della ricchezza prodotta dal Paese.</p>
<p style="font-weight: 400;">Quali sono stati i fattori chiave dell&#8217;aumento del debito pubblico?</p>
<p style="font-weight: 400;">In primis possiamo annoverare le più recenti crisi economiche, come quella del 2008, oltre che la più ravvicinata crisi pandemica collegata al Covid-19.  Gli eventi imprevisti, come la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di COVID-19, hanno costretto i governi a indebitarsi pesantemente per sostenere le loro economie.</p>
<p style="font-weight: 400;">Il nostro Paese, che per altro da questo punto di vista risultava particolarmente virtuoso sin verso la metà degli anni ’80, ci ha messo del suo mediante politiche “clientelari” come, ad esempio,  le famose “baby pensioni” e tante altre simili sventurate campagne di spropositate aperture dei cordoni della borsa in modo quasi mai razionale, ma quasi sempre a fondo perduto.</p>
<p style="font-weight: 400;">Indubbiamente le politiche fiscali espansive adottate per stimolare la crescita economica hanno spesso portato a un aumento del debito.</p>
<p style="font-weight: 400;">Sicuramente tra quei fattori non propriamente di natura economico-congiunturale, quanto piuttosto “strutturali”, va energicamente menzionato l’invecchiamento della popolazione.</p>
<p style="font-weight: 400;">Nei Paesi sviluppati, l&#8217;invecchiamento della popolazione comporta maggiori spese per pensioni e sanità, contribuendo all&#8217;aumento del debito pubblico.</p>
<p style="font-weight: 400;">In poche parole: meno persone a produrre (ricchezza e PIL) e più persone che chiedono pensioni ed assistenza sanitaria. Tradotto più popolazione che concorre esclusivamente ad accrescere il debito.</p>
<p style="font-weight: 400;">Di qui, considerata la cosiddetta “desertificazione anagrafica” in atto, si desume che una sana, organizzata, “scientifica” e continentalmente orchestrata politica dell’immigrazione è una condizione indispensabile per garantire la sopravvivenza al nostro Paese ed all’Europa più ampiamente.</p>
<p style="font-weight: 400;">Il debito pubblico ha implicazioni significative per i singoli Paesi, influenzando la loro stabilità economica e la capacità di finanziare servizi pubblici essenziali.</p>
<p style="font-weight: 400;">Pensiamo ad esempio ai costi di servizio del debito, ove maggiore è il debito, maggiori sono gli interessi da pagare, riducendo le risorse disponibili per altre spese.</p>
<p style="font-weight: 400;">Ad appesantire ulteriormente il carico del debito entra ovviamente anche la politica monetaria da parte delle Banche Centrali.</p>
<p style="font-weight: 400;">Tassi ufficiali più elevati significano più ingenti risorse da destinare al pagamento degli interessi sul debito, emissione di “nuovo” debito più costoso, per cui accrescimento del debito pubblico dello Stato.</p>
<p style="font-weight: 400;">Un’altra non indifferente conseguenza è la credibilità del Rating Creditizio. Un elevato livello di debito può portare a un downgrade del rating creditizio, aumentando i costi di finanziamento oltre a restringere la cerchia di coloro che sono disposti a prestare quattrini ad un Paese eccessivamente indebitato.</p>
<p style="font-weight: 400;">Indubbiamente anche lo “spazio fiscale” si riduce in quanto i Paesi con alto debito hanno meno flessibilità per attuare politiche fiscali espansive in tempi di crisi.</p>
<p style="font-weight: 400;">Quando al telegiornale sentiamo dire che il Ministro delle Finanze ha dichiarato che esistono ristretti margini di manovra, ecco spiegato quanto sopra.</p>
<p style="font-weight: 400;">Nell&#8217;UE, la questione del debito pubblico è particolarmente complessa a causa della condivisione della moneta unica, l&#8217;€uro, tra i Paesi membri con politiche fiscali indipendenti.</p>
<p style="font-weight: 400;">Nel vecchio continente le principali sfide includono l’annosa questione della Divergenza Economica.</p>
<p style="font-weight: 400;">I Paesi dell&#8217;UE hanno livelli di debito e performance economiche diverse, creando tensioni all&#8217;interno dell&#8217;Unione.</p>
<p style="font-weight: 400;">Inoltre le regole del Patto di Stabilità e Crescita limitano i deficit di bilancio, ma sono spesso criticate per la loro rigidità in tempi di crisi.</p>
<p style="font-weight: 400;">Le discussioni su strumenti comuni di debito, come quelle che si ebbero in occasione della proposta relativa ai Coronabond, evidenziano la difficoltà di trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità fiscale.</p>
<p style="font-weight: 400;">A livello globale, il debito pubblico ha conseguenze che vanno oltre i confini nazionali e regionali.</p>
<p style="font-weight: 400;">L&#8217;elevato debito può aumentare la vulnerabilità a crisi finanziarie globali inducendo ad una destabilizzazione finanziaria.</p>
<p style="font-weight: 400;">Le politiche monetarie delle grandi economie, come gli Stati Uniti e l&#8217;UE, influenzano i tassi di interesse globali, impattando i Paesi indebitati.</p>
<p style="font-weight: 400;">I Paesi in via di sviluppo spesso affrontano difficoltà maggiori nel gestire il debito, aggravando le disuguaglianze economiche globali.</p>
<p style="font-weight: 400;">Concludendo, Il debito pubblico è un tema di fondamentale importanza per la stabilità economica globale. I governi devono bilanciare la necessità di stimolare la crescita economica con la gestione sostenibile del debito.</p>
<p style="font-weight: 400;">Per l&#8217;Unione Europea, trovare un equilibrio tra le esigenze dei diversi Paesi membri rappresenta una sfida continua, ma essenziale per la coesione e la prosperità dell&#8217;Unione. Solo attraverso una gestione responsabile e coordinata del debito pubblico si potrà garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva a livello globale.</p>
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		<title>L&#8217;ANNO CHE E&#8217; ARRIVATO</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Mon, 12 Feb 2024 14:53:37 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>&#160; &#160; Eccoci qua. Stiamo rapidamente scivolando verso il mese di Marzo. Come sempre ci diciamo: “sembra ieri che…era Natale, portavo i pantaloni corti, andavo in vacanza coi genitori, ecc.” Ma, ahimé, il tempo scorre, così come scorrono le giornate dei mercati finanziari e come si barcamena l’economia a livello planetario.  Ciò che parrebbe contraddistinguere [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p>&nbsp;</p>
<p>&nbsp;</p>
<p><span style="font-weight: 400;">Eccoci qua. Stiamo rapidamente scivolando verso il mese di Marzo. Come sempre ci diciamo: “sembra ieri che…era Natale, portavo i pantaloni corti, andavo in vacanza coi genitori, ecc.”</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ma, ahimé, il tempo scorre, così come scorrono le giornate dei mercati finanziari e come si barcamena l’economia a livello planetario. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ciò che parrebbe contraddistinguere ormai in maniera evidente questo “nuovo tempo” è il venir meno della globalizzazione,  quel fenomeno per il quale le economie, le abitudini, i modi di vivere e di comunicare si sarebbero dovuti intrecciare tra i vari Stati ed i continenti, uniformando, quando non appiattendo, le differenze, anche le più auspicabili e costruttive tra i vari popoli. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Abbiamo ripreso a ragionare “a zone”, a regioni: la nostra vecchia Europa, l’Asia con la Cina in testa, ma non vista da sola, ma piuttosto quale parte integrante di quel continente; gli Stati Uniti d’America poco restii a cedere il podio di prima potenza economica mondiale e men che meno quello della supremazia tecnologica sul Paese del Dragone. La Russia, messa da parte, scartata per un insieme di ragioni tra cui sicuramente la guerra d’invasione all’Ucraina. Una Russia che fa anche a meno dell’Europa; pressoché indifferente alle pesanti sanzioni economiche imposte da Bruxelles e che ha trovato e rafforzato vecchie alleanze e partnership non sempre particolarmente favorevoli e benigne nei confronti di noi occidentali.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Noi, del resto, abbiamo riaffermato la nostra fedeltà ed amicizia al salvatore americano, girando le spalle ad una realtà più vicina tanto geograficamente quanto culturalmente. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Benefici per noi ? Vedete un pò. Prima bastava un tubo per portarci il gas in casa dopo aver percorso poche centinaia di chilometri. Ora il gas lo facciamo venire in nave, liquefatto, dall’America, e dopo aver navigato per qualche migliaio di chilometri lo dobbiamo ritrasformare in “gas naturale”  e tutto questo col risultato di averne quasi raddoppiato il prezzo.  </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Probabilmente il più contento di tutto ciò è proprio il gas che si fa delle stupende crociere che prima neanche si sarebbe immaginato !</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Da qui, o più correttamente, anche da qui, inflazione, aumento dei prezzi e, soprattutto, aumento dei tassi di interesse, causa di tanti dibattiti ed infinite discussioni tra economisti, analisti, banchieri.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A questi ultimi, i banchieri appunto, è andata benissimo. Basti vedere i risultati e gli utili soltanto delle due più grandi banche italiane e ci si può rendere conto di come l’incremento di prezzo della loro materia prima, il denaro appunto, abbia favorito lo sfondamento di margini di profitto che non si vedevano da anni.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Quei famosi mercati finanziari sono lì che attendono con trepidazione che questi tassi scendano; anzi, vivono esclusivamente con quella aspettativa.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Mi spiace deluderli, ma sono sufficientemente convinta che una riduzione consistente dei parametri del costo del denaro non sarà immediata e non sarà nei termini che gli operatori si attendono.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In altre parole, non torneremo più, probabilmente per decenni, ad un costo del denaro vicino a zero o poco più. Possiamo scordarci mutui a tasso fisso all’uno virgola. Tutto questo fa parte di un’altra epoca; di un’epoca di distorsioni che avrebbe avuto la funzionalità di spingere ed agevolare una crescita economica che a ben vedere, a ben leggere i dati dei vari PIL, principalmente dei Paesi europei, non c’è stata.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">C’è stato invece un aumento considerevole del debito, questo sì a livello globale per far fronte, tra le altre cose, a quell’importante e grave  “intoppo” che fu la pandemia, durante la quale i governi dovettero massicciamente intervenire per sostenere i loro sistemi produttivi, economici e sociali.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Certo quando si tratta di far debiti risulta agevolato quello che non ne ha o per lo meno non troppi. Del caso nostro, italiano, magari ne parleremo a parte. Sappiamo tutti del valore del  debito nostrano; che esso rappresenta oltre il 140% del PIL nazionale.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A nostro favore il fatto che siamo, anche se un pò meno di un tempo, dei grandi risparmiatori; pertanto esistono buoni fondamentali per sostenerlo ed inoltre il “nostro” debito è ormai per più del 70% nelle “nostre” mani, per cui all’estero gliene frega un pò meno di come siamo messi rispetto ad alcuni anni or sono. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ma l’economia come va al di là delle mie dissertazioni ?</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Benino si potrebbe dire. Come sostenevo però precedentemente, è opportuno fare delle distinzioni da zona a zona. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Benino significa che le varie “crescite” non sono poi particolarmente eccitanti. Basti pensare a quella italiana prevista a + 0,70% per quest’anno. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Non tanto meglio la crescita globale europea con qualche punto interrogativo in merito alla questione tedesca. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questo strategico Paese che di per sé costituisce l’ossatura portante dell’Europa e di cui il nostro Paese è un partner fondamentale nel senso che la salute della nostra economia dipende infinitamente dalla salute di quella tedesca, è di una testardaggine assurda ed incomprensibile.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La Germania non cresce perché non spende. Un Paese che potrebbe tranquillamente mettere mano al portafoglio, perché ha i conti più che in ordine, l’unico probabilmente dell’Unione Europea, è ossessionato dal timore di “guastare” questi conti al punto da rinunciare a soccorrere la propria economia in un momento di bisogno.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ come se una madre non desse il latte al proprio bimbo debilitato con la motivazione che deve conservarlo per tempi peggiori !</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questa ossessione teutonica sta costando particolarmente cara in primis ai tedeschi e subito dopo a tutti coloro che con la Germania hanno a che fare. Pensiamo alla nostra manifattura ed alla nostra industria esportatrice. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Dall’altro lato dell’Atlantico troviamo gli USA.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Qui la questione è girata al contrario rispetto a quanto vive la Germania e, per diretta conseguenza l’Europa.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Gli USA, in base ai dati dell’ultimo trimestre 2023, hanno evidenziato una crescita superiore alle aspettative. Il che è una buona notizia. In effetti negli Stati Uniti stiamo assistendo ad una crescita “buona” accompagnata da un’inflazione bassa. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A differenza dei tedeschi gli americani non hanno così timore di spendere ed emettere note di debito pubblico e lo fanno in una misura che a questo punto di potrebbe quasi definire spasmodica. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Si calcola infatti che mediamente il Tesoro Americano emetta qualcosa come dieci miliardi di bond “al giorno” a sostegno della propria crescita e dei propri bisogni e della propria economia. Ripeto, dieci miliardi di dollari di debito ogni giorno. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In altri termini si potrebbe dire che un dollaro di crescita americana costi al contribuente molto più di un dollaro di debito.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Naturalmente i debiti oltre che da ripagare a scadenza sono da remunerare nel durante mediante cedole i cui interessi, per quanto prima evidenziato a proposito dei tassi, sono cresciuti non poco negli ultimi anni.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Probabilmente una sana via di mezzo tra tedeschi ed americani costituirebbe una buona metodologia.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Continuando a ragionare “a zone” si potrebbe dire che quella del continente asiatico sia una bella storia.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A partire dal Giappone che dopo decenni da bella addormentata ha finalmente ritrovato il principe in grado di far ritrovare al Paese del Sol Levante la giusta strada per farsi ritenere dagli investitori internazionali una meta su cui puntare e tornare ad investire.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La Cina. Tutt’altro che deludente come qualcuno potrebbe immaginare. Continua a crescere a ritmi di oltre il cinque per cento all’anno che non è per niente poco.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Dal gigante asiatico non vedremo più i numeri che ci eravamo abituati a vedere alcuni anni fa, a doppia cifra in termini di incremento di PIL un anno sull’altro. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questo non interessa più le autorità cinesi il cui fine è quello di “spalmare” la formazione di ricchezza che sin qui si è concentrata nelle mani di pochi, nella maggior parte del tessuto sociale del Paese per poter mettere in grado il più alto numero possibile di cittadini, non soltanto nelle enormi aree urbane, ma anche e soprattutto nelle lontane campagne, di accedere ad un graduale e sostanziale benessere che a suo volta non potrà che incrementare e far crescere la ricchezza del Paese.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In questo contesto le autorità cinesi hanno messo mano ad una serie di provvedimenti volti a calmierare e tranquillizzare i mercati. La loro intenzione è fondamentalmente quella di far ritornare il loro Paese un’entità “investibile”. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Tra i principali provvedimenti adottati vanno inquadrate tutte le normative che ha fatto rientrare nella governance centrale il real estate, l’immobiliare, un settore che da solo rappresenta il 30% del PIL del Paese e che avrebbe potuto risultare argomento deviante alle intenzioni di riequilibrio sociale da parte del Partito Comunista.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La contrazione dei tassi di interesse e l’accessibilità dei mutui a nuovi attori della classe media ha condotto ad un calmieramento dei prezzi delle unità abitative evitando per certi versi la formazione di una pericolosa “bolla”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Inoltre la Cina non conta esclusivamente più sul commercio estero e sulle esportazioni per crescere; come dicevo prima, il riposizionamento delle disponibilità a favore della più gran parte possibile della popolazione, punta sempre più sulla crescita interna e sull’interscambio preferibilmente con la regione Asiatica. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">A quanto sopra la Cina è stata in parte costretta a causa dei pesanti dazi sulle esportazioni a suo tempo imposti dall’amministrazione Trump e che quella del presidente Biden non ha sostanzialmente modificato.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Alla fine queste ritorsioni hanno costituito un boomerang per gli Stati Uniti. La Cina era il principale acquirente di debito pubblico USA sin dal 2008 ed è arrivata a detenerne per oltre 1300 miliardi di dollari. Il “disimpegno” cinese nei confronti degli americani ha fatto scendere questa esposizione a meno di 800 miliardi di dollari e la vendita o non riacquisto di Treasury americano da parte di Pechino continua, liberando con ciò risorse per la propria crescita ed il proprio sviluppo interno. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Segno ulteriore della relativa salute finanziaria ed economica della Cina è che il Paese è diventato un partner commerciale per il 75% delle economie del mondo con una concentrazione di scambi all’interno dell’area asiatica.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Il Renbimbi, la moneta cinese ha ormai superato l’Euro come seconda valuta di scambio più utilizzata al mondo. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Sostanzialmente la Cina sta mostrando al mondo la possibilità di mettere in essere un modello di crescita, ma specificamente un modello di crescita “alternativo” a quello occidentale. E con ottimi risultati. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Si tratta dunque di un mondo con  diverse sfaccettature e con altrettante opportunità da saper cogliere così pure, va da sé, potenziali “intoppi” da saper evitare.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Certamente si tratta di un viaggio interessante da intraprendere ogni giorno con una buona guida come può essere quella del proprio Consulente Finanziario.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In questo caso più che mai, il fai da te non paga !</span></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>DAL MEDIO-ORIENTE ALLE NOSTRE SCELTE</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/10/27/dal-medio-oriente-alle-nostre-scelte/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Fri, 27 Oct 2023 07:46:00 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Dalla drammatica vicenda israelo-palestinese che stiamo, inermi, tristemente rivivendo in queste settimane, si devono indubbiamente trarre oltre che delle immaginabili conseguenze geopolitiche, non ultime delle implicazioni economiche e finanziarie di una notevole rilevanza. Diamo ovviamente per scontate le priorità di natura “umana”: i lutti ed il dolore generato su tutti i fronti, le distruzioni, le [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="font-weight: 400;">Dalla drammatica vicenda israelo-palestinese che stiamo, inermi, tristemente rivivendo in queste settimane, si devono indubbiamente trarre oltre che delle immaginabili conseguenze geopolitiche, non ultime delle implicazioni economiche e finanziarie di una notevole rilevanza.</p>
<p style="font-weight: 400;">Diamo ovviamente per scontate le priorità di natura “umana”: i lutti ed il dolore generato su tutti i fronti, le distruzioni, le migliaia di morti e le altrettanto migliaia di persone in fuga dalle bombe e dalla devastazione.</p>
<p style="font-weight: 400;">Non è mio compito in questo contesto soffermarmi su ciò che è “politica” e “diplomazia”, ma desidererei limitarmi ad un, per quanto crudelmente “asettico”, ed ahimè, inevitabilmente parziale, esame dei potenziali impatti in termini economici e finanziari.</p>
<p style="font-weight: 400;">E’ per altro noto come le guerre non abbiamo né vinti né vincitori, ma soltanto perdenti su tutti fronti.</p>
<p style="font-weight: 400;">Le guerre ed i conflitti in Medio Oriente hanno storicamente avuto un impatto significativo sui mercati finanziari globali, in particolare sul prezzo del petrolio e sulle attività facenti riferimento alle risorse energetiche.</p>
<p style="font-weight: 400;">Tuttavia, l’impatto preciso dipende da diversi fattori tra cui l’entità dell’evento bellico e la stabilità della regione che potrà risultare più o meno compromessa a seconda dell’allargamento o non allargamento del conflitto, in termini diretti ed indiretti, ad altre nazioni e “fazioni”.</p>
<p style="font-weight: 400;">Anche in questo contesto specifico Medio Orientale, e “da” questa nuova guerra, possono derivare non soltanto problematiche in ambito economico, ma, come sempre, anche opportunità.</p>
<p style="font-weight: 400;">Per questa ragione è fondamentale essere accompagnati per mano dal proprio Consulente Finanziario in un simile contesto, al fine di poter individuare e selezionare le scelte più opportune e confacenti alla specifica congiuntura, evitando l’irrazionalità provocata dal panico e l’eccessiva concentrazione sul sensazionalismo senza il quale stampa e televisioni non riuscirebbero a catturare l’eterna attenzione delle loro “vittime” lettori e ascoltatori.</p>
<p style="font-weight: 400;">Sarà un concetto cinico, ma sarebbe ipocrita asserire l’opposto.</p>
<p style="font-weight: 400;">Questo conflitto potrebbe minacciare la produzione e la distribuzione di petrolio nella regione creando come conseguenza un aumento del prezzo del greggio a livello globale.</p>
<p style="font-weight: 400;">Da qui ad un incremento dei costi per le imprese ed i consumatori il passo è breve.</p>
<p style="font-weight: 400;">Per quanto sopra i Paesi produttori di petrolio potrebbero sperimentare un’instabilità politica ed economica e la contemporanea riduzione delle estrazioni.</p>
<p style="font-weight: 400;">A loro volta i mercati azionari potranno risultare coinvolti in una maggiore volatilità, che di per sé non è una parolaccia. Significa alti e bassi con settori potenzialmente “stressati” dagli eventi ed altri per contro “favoriti” e pertanto facendo scattare da parte dei gestori attivi tutti quei movimenti di investimenti e disinvestimenti che potranno costituire l’ottima base per la realizzazione di interessanti ritorni nella giusta proiezione temporale.</p>
<p style="font-weight: 400;">Se da un lato è verosimile una debolezza delle valute locali dei Paesi direttamente coinvolti nel conflitto e, per conseguenza, una uscita di capitali da questi Paesi verso altri lidi senza problematiche di instabilità politica,</p>
<p style="font-weight: 400;">dall’altro lato sarà altrettanto vero che si assisterà ad un rafforzamento delle divise considerate “di riferimento” come ovviamente il dollaro americano in primis.</p>
<p style="font-weight: 400;">Lo stesso dicasi per i “Paesi” rifugio che continuano a risultare i soliti Stati Uniti, Svizzera, Lussemburgo e la solita banda dei “pochi”, ma molto noti.</p>
<p style="font-weight: 400;">A livello settoriale, senza addentrarci in micro esami ci basti immaginare le potenziali difficoltà causate al turismo ed al commercio nelle aeree interessate.</p>
<p style="font-weight: 400;">Sul fronte opposto si dovrebbe assistere ad una rivalutazione dei corsi azionari delle aziende dei settori della difesa e della sicurezza che potrebbero riscontrare un aumento dei profitti a causa di una maggiore domanda da pare dei paesi coinvolti nell’evento bellico.</p>
<p style="font-weight: 400;">Si tratta di considerazioni, mi rendo conto, “volutamente” ciniche ed asettiche che si limitano a considerare i meri e crudi risvolti ed impatti di natura economico finanziaria che questa, come tendenzialmente ogni tipologia di guerra, possono causare.</p>
<p style="font-weight: 400;">Non mi sembra neanche il caso, per quanto ovvio, di ribadire che la sottoscritta in primis, ma ognuno di noi, non può che volere solo ed esclusivamente la pace ed il rientro nel dialogo e nella mediazione finalizzate all’immediato cessate il fuoco ed il ritorno alla normalità sin da ora-immediatamente-subito.</p>
<p style="font-weight: 400;">Il nostro primo umano e sincero desiderio è la fine della sofferenza, delle fughe, degli strazi e lutti da su ogni fronte.</p>
<p style="font-weight: 400;">Da investitori e consulenti è però importate comprendere che la situazione è complessa e mutevole. Gli investitori spesso reagiscono in base alle notizie ed alle aspettative del momento, del breve, brevissimo termine. Gli eventi politici, economici e diplomatici possono cambiare repentinamente l’andamento dei mercati finanziari.</p>
<p style="font-weight: 400;">Pertanto è fondamentale oggi più che mai seguire da vicino gli sviluppi ed avere al proprio fianco un Consulente Finanziario che fornisca gli strumenti ed i dati adeguati finalizzati ad assumere decisioni sugli investimenti puntuali e confacenti alle aspettative di ognuno.</p>
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		<title>AZIMUT E L’OPPORTUNITA’ DELLE AUTO “CLASSICHE”</title>
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		<pubDate>Fri, 13 Oct 2023 08:00:54 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Si è svolta lo scorso 12 Ottobre in una location di prestigio quale l’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, sede dell’Università di Scienze Gastronomiche, nonché già Residenza Sabauda, l’incontro di presentazione di “Azimut Automobile Heritage Enhancement”, l’innovativo e per la sua specificità  “unico” Fondo/Sicav di casa Azimut avente un focus specifico sul settore delle automobili storiche di [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p class="p1">Si è svolta lo scorso 12 Ottobre in una location di prestigio quale l’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, sede dell’Università di Scienze Gastronomiche, nonché già Residenza Sabauda, l’incontro di presentazione di “<b>Azimut Automobile Heritage Enhancement</b>”, l’innovativo e per la sua specificità<span class="Apple-converted-space">  </span>“unico” Fondo/Sicav di casa Azimut avente un focus specifico sul settore delle automobili storiche di lusso in collaborazione con l’advisor esterno “Rossocorsa” di Alberto Schon ed il prestigioso marchio “Ferrari”.<span class="Apple-converted-space"> </span></p>
<p class="p1">All’incontro sono intervenute alcune decine di persone intrattenute da uno dei gestori del Fondo, il Dottor Alessandro Baldin della Direzione di Azimut.</p>
<p class="p1">E’ seguito un simpatico aperitivo durante il quale gli ospiti hanno avuto modo di intrattenersi col gestore per approfondire tematiche inerenti l’innovativo prodotto.</p>
<p class="p1">A questo proposito per tutti coloro che non hanno potuto essere presenti in quell’occasione, sarà mia cura illustrarvi, nel modo auspicabilmente più esaustivo possibile, tutte le particolarità e gli aspetti di sicuro interesse di “Azimut Automobile Heritage Enhancement”.</p>
<p class="p1">Contattatemi senza esitazione.<span class="Apple-converted-space"> </span></p>
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		<title>Incontro di presentazione: Automobile Heritage Enhancement</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/09/27/incontro-di-presentazione-automobile-heritage-enhancement/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[wp_9353031]]></dc:creator>
		<pubDate>Wed, 27 Sep 2023 11:36:53 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>L&#8217;EVENTO È A NUMERO CHIUSO. È possibile prenotarsi al numero dell&#8217;ufficio: 0173/365002</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<h4 class="p1" style="text-align: center;"><span class="s1">L&#8217;EVENTO È A NUMERO CHIUSO.</span></h4>
<p class="p1" style="text-align: center;"><span class="s1">È possibile prenotarsi al numero dell&#8217;ufficio: <a href="tel:+390173365002">0173/365002</a></span></p>
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		<title>L&#8217;INFLAZIONE OLTRE: LA SHRINKFLATION</title>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Mon, 18 Sep 2023 08:18:24 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>E’ inutile che ce la raccontiamo. Anche per i più sprovveduti; per tutti coloro che non entrano, o lo fanno molto raramente, al supermercato, è evidente l’indiscriminato aumento dei prezzi su una vastissima gamma di prodotti: praticamente su tutto. Si parte da quelli alimentari, cominciando con quelli di prima e primissima necessità, come il pane [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">E’ inutile che ce la raccontiamo.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Anche per i più sprovveduti; per tutti coloro che non entrano, o lo fanno molto raramente, al supermercato, è evidente l’indiscriminato aumento dei prezzi su una vastissima gamma di prodotti: praticamente su tutto. Si parte da quelli alimentari, cominciando con quelli di prima e primissima necessità, come il pane ed il latte, per arrivare ai detersivi e più in generale ai prodotti per la pulizia della casa e l’igiene della persona. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Aumenti anche importanti che hanno contribuito in termini non indifferenti alla riduzione del potere di acquisto di ogni famiglia.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Tradotto: a parità di stipendio o pensione è evidente che i beni che si possono acquistare siano inferiori a quanto si poteva fare un anno fa o pochi mesi prima. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Se ne parla, anzi se ne straparla da mesi.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Si chiama “Inflazione”. Un aumento generalizzato dei prezzi apparentemente causato dall’offerta ovvero dalla parte dei produttori di beni e servizi che accusano da parte loro le aumentate difficoltà di accesso al credito per via delle restrizioni degli enti creditizi, dicasi “banche”, le quali a loro volta si sono trovate a dover aumentare i tassi per conseguenza della decisione della BCE, FED, BOE, BOJ, ecc.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Le medesime banche hanno altresì dato luogo ad un avvitamento dei criteri di accesso al credito rendendo più complessa l’erogazione di finanziamenti alle imprese.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Queste ultime hanno inoltre dovuto anch’esse subire non indifferenti revisioni dei prezzi al rialzo, sia per quanto attiene le materie prime che le fonti di approvvigionamento energetico. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Conseguenza: le aziende produttive e di servizi hanno “girato”poi la totalità di questi aumentati componenti di costi sui consumatori finali. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Siamo pertanto di fronte ad un’inflazione “da offerta” e non “da domanda” in quanto quest’ultima, per via della difficile congiuntura e del venir meno del potere di acquisto dei consumatori, non si è incrementata; anzi, semmai l’opposto. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Le imprese, le aziende ed in modo particolare quelle grandi, quando non soprattutto le multinazionali, non si sono limitate a quanto precedentemente descritto in termini di aumento dei prezzi, bensì sono andate ben oltre. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Da oltre un anno, infatti, in coincidenza con l’avvio della “campagna inflazionistica” e di aumenti generalizzati, si sta assistendo ad un fenomeno particolarmente grave definito “Shrinkflation”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La traduzione di tale parola potrebbe essere “Restringimento” (dall’inglese shrink), ma una più appropriata interpretazione ci porta a definire tale termine come “riposizionamento”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La shrinkflation è una pratica commerciale mediante la quale le aziende riducono “segretamente” le dimensioni o la quantità di un prodotto senza ridurne il prezzo, al fine di mantenere inalterati i margini di profitto. Questo può far sembrare che il prezzo sia rimasto lo stesso, ma in realtà i consumatori ottengono meno prodotto per eguale importo.E’ una tattica usata per mascherare aumento dei costi o per aumentare i profitti senza attirare l’attenzione dei consumatori.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ad esempio, una confezione di patatine potrebbe diventare leggermente più piccola  senza che il prezzo cambi. La shrinklation può suscitare preoccupazione tra i consumatori anche e soprattutto riguardo alla trasparenza delle pratiche commerciali. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ possibile, direi più che probabile, che in alcuni casi le aziende adottino una doppia strategia combinando sia la riduzione delle dimensioni  della quantità del prodotto (shrinkflation) che un aumento del prezzo. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questa tattica può comportare un impatto finanziario ancora maggiore sui consumatori, poiché non solo ricevono meno prodotto, ma pagano anche di più per esso (e per averne meno !). Tiuttavia è importante notare che le aziende dovrebbero essere trasparenti nei confronti dei consumatori comunicando prontamente e chiaramente eventuali modifiche ai prodotti, inclusi aumento di prezzo e/o riduzione delle dimensioni del medesimo.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In molti Paesi esistono regolamenti che richiedono questa trasparenza per proteggere i diritti dei consumatori. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Va comunque considerato che non si tratta di una pratica illegale o non adottabile da parte delle varie marche di prodotti.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ però d’obbligo che il consumatore finale ne sia informato e possa prenderne conoscenza e “coscienza”. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Sicuramente risulta difficile che possa trattarsi di una pratica moralmente accettabile nel momento in cui è specificamente rivolta ad incrementare i profitti di realtà, in modo precipuo multinazionali, a scapito di consumatori sempre più in difficoltà nel far quadrare i conti della spesa.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Di recente una importante realtà distributiva come Carrefour in Francia ha adottato l’iniziativa di specificare agli utenti, mediante appositi cartoncini sugli scaffali, se un certo prodotto è stato oggetto di “trattamento” Shrinkflation da parte della casa produttrice.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Al contempo il distributore (Carrefour in questo caso appunto) si impegna da parte sua a rinegoziare, o per lo meno a fare un tentativo, il prezzo dello specifico prodotto oggetto di Shrinkflation, con l’azienda d’origine.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E voi, eravate al corrente di questa pratica ? Avete avuto occasione di imbattervi in prodotti con queste caratteristiche ? </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Va detto che non sono esenti da queste esecrabili iniziative neanche i giganti della distribuzione “low cost”.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ un male che si è insinuato dappertutto e che in qualche modo anche noi consumatori dovremmo contribuire a smantellare mediante scelte più consapevoli e mirate, e facendo in concreto più attenzione a ciò che mettiamo nel carrello.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ uno dei “relativi” e modesti poteri di cui disponiamo per riportare le cose almeno un pò al loro posto e dar man forte al tanto auspicato graduale rientro del fenomeno inflattivo. </span></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>Incontro a porte aperte</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/09/13/incontro-a-porte-aperte/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[wp_9353031]]></dc:creator>
		<pubDate>Wed, 13 Sep 2023 13:51:11 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>&#160;</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p style="text-align: center;">
<p>&nbsp;</p>
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		<title>IL FUTURO DELLA TECNOLOGIA E&#8230;.DINTORNI&#8230;.LA ROBOTICA</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/07/11/il-futuro-della-tecnologia-e-dintorni-la-robotica/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Tue, 11 Jul 2023 09:16:58 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Negli ultimi mesi le grandi realtà imprenditoriali del settore tecnologico, e mi riferisco in particolar modo a quelle statunitensi,  sono tornate alla ribalta relativamente alle quotazioni di borsa, spinte da utili superiori a quanto previsto e dalla considerazione dell’ingresso nel panorama globale dell’intelligenza artificiale (IA) che risulterebbe avere un elevatissimo potenziale di crescita.  Questo ottimismo [&#8230;]</p>
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]]></description>
										<content:encoded><![CDATA[<p><span style="font-weight: 400;">Negli ultimi mesi le grandi realtà imprenditoriali del settore tecnologico, e mi riferisco in particolar modo a quelle statunitensi,  sono tornate alla ribalta relativamente alle quotazioni di borsa, spinte da utili superiori a quanto previsto e dalla considerazione dell’ingresso nel panorama globale dell’intelligenza artificiale (IA) che risulterebbe avere un elevatissimo potenziale di crescita. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questo ottimismo suscitato dall’IA sta entrando in contatto con la perplessità che tale trend possa continuare a crescere, per lo meno nel breve medio periodo, dovutamente al deterioramento dei dati macroeconomici che paiono confermare un ingresso in zona recessione. Per l’Europa si tratta effettivamente di “recessione tecnica” essendosi contratto il PIL per due trimestri consecutivi. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Pertanto la prudenza in queste circostanze e con queste premesse è più che mai d’obbligo.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Il fenomeno inflazione non ancora del tutto domato da parte delle banche centrali, unitamente al persistere di ampie turbolenze geopolitiche non ci concedono grandi spazi di manovra, semmai ci costringono a rimanere ancorati a prospettive d’investimento guidate da prudenza unitamente a lungimiranza. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Nonostante questo “specifico” momento, il futuro della tecnologia, che include anche il campo della robotica, è estremamente promettente. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Effettivamente negli ultimi anni abbiamo assistito a rapidi sviluppi nel settore tecnologico, ciò che ha permesso alle innovazioni nel campo della robotica di svilupparsi ed innovarsi rapidamente.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La robotica sta diventando sempre più avanzata, con strumenti che sono in grado di compiere una vasta gamma di attività. I robot che una volta erano limitati a compiti specifici e ripetitivi stanno diventando sempre più intelligenti ed autonomi, grazie all’integrazione di tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale (IA), il machine learning ed il riconoscimento delle immagini.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Emerge, in quest’ultima fase periodale nel campo della robotica, la collaborazione tra robot e umani. I robot collaborativi, detti anche &#8220;cobot&#8221;, sono progettati per lavorare a fianco a fianco con gli esseri umani e forniscono un supporto in diverse aeree come la produzione industriale, l&#8217;assistenza sanitaria e l&#8217;assistenza agli anziani.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Questa collaborazione permette di sfruttare le competenze uniche di entrambe le forze coinvolte, combinando la forza e la precisione dei robot con l’intelligenza e la flessibilità degli esseri umani. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Dobbiamo altresì considerare la cosiddetta “robotica sociale” un altro campo in cui i robot sono progettati per interagire con le persone in modo più naturale ed emotivamente coinvolgente. Questi “robot sociali” potrebbero essere impiegati nell’assistenza agli anziani, nell’istruzione, nella terapia e persino come compagni personali.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Le tecnologie di intelligenza artificiale e di riconoscimento delle emozioni stanno consentendo ai robot di comprendere e rispondere alle emozioni umane in modo sempre più sofisticato. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">La miniaturizzazione delle componenti elettroniche ha notevolmente contribuito all’evoluzione dei robot.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Robot più piccoli e leggeri possono essere impiegati in spazi ristretti o in ambienti pericolosi, come esplorazione spaziale o soccorso in situazione di emergenza. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Tuttavia, con il progresso tecnologico emergono anche nuove sfide e preoccupazioni. La sicurezza dei dati e la privacy diventano ancora più cruciali nel contesto di robot sempre più intelligenti e connessi.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">E’ importante sviluppare norme e regolamenti adeguati per garantire un utilizzo etico e responsabile della robotica, evitando abusi e discriminazioni.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">In conclusione, il futuro della tecnologia e della robotica è molto promettente. I progressi nell’IA, nell’apprendimento automatico e nelle tecnologie di riconoscimento stanno spingendo l’evoluzione dei robot, rendendoli più intelligenti, autonomi e capaci di interagire con gli esseri umani in modo significativo. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Il potenziale di applicazione dei robot è vasto e le loro capacità continueranno a crescere, aprendo nuove opportunità e sfide per la società.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Ognuno di noi può essere coinvolto in questo incontro con il tempo e l’ineluttabile e avvincente futuro che ci attende, mediante investimenti appropriati, attentamente vagliati e controllati e implementati da parte di chi opera nel campo sin dagli albori.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Per questa ragione, anche in questo caso, forse proprio in questo caso, è opportuno affidarsi al proprio Consulente Finanziario, che conosce le nostre aspettative e sa cosa ci attendiamo dai nostri risparmi.</span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Anche sulla tecnologia, sulla robotica, sull’Intelligenza Artificiale, occorre essere preparati e non allinearsi a indubbie tecniche di improvvisazione. </span></p>
<p><span style="font-weight: 400;">Parliamo insieme e troviamo anche nel tuo caso la corretta soluzione. </span></p>
<p>&nbsp;</p>
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		<title>€FPA ITALIA ED I SUOI CONSULENTI CERTIFICATI &#8211; UNA GARANZIA PER GLI INVESTITORI</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/05/25/efpa-italia-ed-i-suoi-consulenti-certificati-una-garanzia-per-gli-investitori/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 25 May 2023 14:17:42 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>Vi propongo un articolo del Dottor Marco Deroma, Presidente di €fpa Italia, l&#8217;Ente certificatore a livello europeo delle eccellenze professionali nel campo della Consulenza Finanziaria e di cui faccio parte in qualità di CF certificata €fa ed €fp. La certificazione cresce per tutelare i risparmiatori. Efpa Italia ha l&#8217;obiettivo di mettere in condizione i professionisti [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<h4>Vi propongo un articolo del Dottor Marco Deroma, Presidente di €fpa Italia, l&#8217;Ente certificatore a livello europeo delle eccellenze professionali nel campo della Consulenza Finanziaria e di cui faccio parte in qualità di CF certificata €fa ed €fp.</h4>
<h5>La certificazione cresce per tutelare i risparmiatori.</h5>
<h5>Efpa Italia ha l&#8217;obiettivo di mettere in condizione i professionisti degli investimenti di raggiungere un superiore livello di preparazione nell&#8217;interesse più generale dei loro clienti.</h5>
<h5>Tra le tante eccellenze italiane che si fanno largo, concedetemi di scriverlo, c&#8217;è anche Efpa Italia, l&#8217;ente preposto alla certificazione professionale europea di consulenti finanziari e bancari e che attraverso la sua complessiva attività mette in condizione i professionisti degli investimenti di raggiungere un superiore livello di preparazione nell&#8217;interesse più generale del risparmio e dei risparmiatori del nostro Paese.</h5>
<h5>Per capire la delicatezza e importanza del nostro ruolo di certificatori va fatta una premessa: L&#8217;Italia dispone di un albo professionale dei consulenti finanziari (con una delle sue tre sezioni dedicata ai consulenti abilitati all&#8217;offerta fuori sede) che è promosso e riconosciuto dallo Stato. La figura del tied agent previsto dalla direttiva europea sui servizi d&#8217;investimento Mifid è ritagliata proprio sulla figura del consulente finanziario abilitato all&#8217;offerta fuori sede di matrice italiana.</h5>
<h5>La presenza dell&#8217;albo professionale ha richiesto un approccio specifico e ulteriore rispetto agli altri Paesi europei privi di albo. Efpa Italia infatti ha dovuto ritagliarsi uno spazio ponendo le certificazioni a un livello superiore dell&#8217;Albo pubblico rispetto a quelli che sono i requisiti minimi per esercitare in Italia.</h5>
<h5>Nel nostro Paese essere certificati Efpa vuol dire aderire a un progetto europeo di standardizzazione delle conoscenze in materie di consulenza finanziaria. Questo approccio è stato apprezzato in particolare dai professionisti della consulenza finanziaria, come dimostrato dai numeri relativi all&#8217;aumento dei certificati negli ultimi anni. Ricordiamo che oggi i certificati sono superiori a 10.000, ripartiti tra le quattro certificazioni del programma e cioè Efa, Efp, Eip, Esg.</h5>
<h5>Certo, Spagna e Gran Bretagna stanno facendo i numeri più importanti con oltre 20mila certificati per ciascun Paese ma il nostro terzo posto europeo per numero di certificati ci rende orgogliosi perché è un risultato ottenuto nonostante la presenza di un albo professionale che di per sé è già selettivo. Ma questo dimostra anche l&#8217;interesse genuino dei professionisti, che hanno seguito un iter impegnativo per la certificazione e il mantenimento della stessa, in nome dell&#8217;affinamento della propria preparazione.</h5>
<h5>E a dimostrazione di quanto l&#8217;Italia sia fondamentale nell&#8217;economia del sistema Efpa ricordiamo che la presidenza di Efpa Europa è espressione di Efpa Italia nella persona del professor Emanuele Carluccio. Un successo che oggi ci spinge a fare di più e a estendere il sistema della certificazione professionale ad altri settori cruciali del risparmio.</h5>
<h5>Abbiamo già deliberato i nuovi livelli di certificazione di European Insurance Specialist e di Advanced Finance Advisor, che si rivolgono il primo al mondo assicurativo e il secondo alla finanza alternativa. Noi stiamo lavorando con le scuole di formazione del nostro network per avviare i programmi di preparazione all&#8217;esame delle due nuove certificazioni specialistiche e siamo convinti che il mercato dei professionisti risponderà positivamente a queste nuove iniziative.</h5>
<h5>Abbiamo così delineato la direzione del futuro della nostra fondazione, per essere in linea con le esigenze del mercato e per continuare a proseguire il percorso di crescita che ha caratterizzato la nostra attività negli anni passati.</h5>
<h5>Marco Deroma &#8211; Presidente di €fpa Italia</h5>
<h5></h5>
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		<title>QUESTO NOSTRO MONDO: BARCOLLA, MA NON MOLLA</title>
		<link>https://www.graziatomasi.it/2023/05/18/questo-nostro-mondo-barcolla-ma-non-molla/</link>
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		<dc:creator><![CDATA[Staff Grazia Tomasi]]></dc:creator>
		<pubDate>Thu, 18 May 2023 08:27:47 +0000</pubDate>
				<category><![CDATA[365G]]></category>
		<category><![CDATA[News]]></category>
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					<description><![CDATA[<p>&#160; La decisione della FED, la Banca Centrale Statunitense, di dare corso ad un inasprimento della politica monetaria mediante rilevanti aumenti del tasso di riferimento, ha avuto, come prevedibile, un impatto negativo sulla domanda di beni e servizi nel Paese Nordamericano. Alcuni analisti economici sentono pertanto la necessità di abbassare le loro previsioni in merito [&#8230;]</p>
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										<content:encoded><![CDATA[<p>&nbsp;</p>
<p><b>La decisione della FED, la Banca Centrale Statunitense, di dare corso ad un inasprimento della politica monetaria mediante rilevanti aumenti del tasso di riferimento, ha avuto, come prevedibile, un impatto negativo sulla domanda di beni e servizi nel Paese Nordamericano.</b></p>
<p><b>Alcuni analisti economici sentono pertanto la necessità di abbassare le loro previsioni in merito all’evoluzione del PIL Usa che per il 2023 dovrebbe assestarsi intorno allo 0,7% per raggiungere poi, a fine del 2024, l ‘1,1%.</b></p>
<p><b>Niente dunque di particolarmente eccitante.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Anche la Signora Lagarde, a capo della BCE, la Banca Centrale Europea, da tempo si è messa l’elmetto per ingaggiare quella che risulta una vera e propria guerra tra l’economia reale e la politica monetaria.</b></p>
<p><b>Per altri osservatori, un pochino più maliziosi, Madame La Presidente, non sarebbe esclusivamente sorretta da ferventi aneliti di severa applicazione dei manuali di economia, che impongono il raffreddamento dell’inflazione mediante una decisa campagna di incremento dei tassi, ma altresì spinta a strizzare l’occhietto ai bilanci delle grandi banche continentali ed in generale del sistema finanziario<span class="Apple-converted-space">  </span>europeo, che grazie a questi aumenti, per altro non giunti nel loro ciclo conclusivo almeno in Europa, stanno realizzando ingenti utili e guadagni.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Tutto ciò alla faccia degli imprenditori e delle famiglie che stanno drasticamente constatando un sempre più problematico e difficile accesso al credito.</b></p>
<p><b>Prova ne sia la drastica riduzione della richiesta di mutui nel vecchio continente.</b></p>
<p><b>Il che significa, come conseguenza, una altrettanto drastica riduzione delle trattative di compravendita immobiliare con tutto quanto “a cascata” ne consegue.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Mentre sull’altro versante dell’Atlantico si sono resi conto dell’opportunità di ritornare gradualmente<span class="Apple-converted-space">  </span>sui loro passi, rallentando, ove non proprio terminando tale stretta al fine di non “strangolare” il potenziale sviluppo della macchina a stelle e strisce, in Europa tale eventualità di “termine” della stretta appare ancora relativamente remota.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Si sa, l’obiettivo statutariamente assegnato alla BCE è quello di contenere il dato inflativo all’interno di un range non superiore al 2%. Per contro il dato previsto per l’anno in corso non si discosta dal 6%. Per cui è evidente che siamo ancora un bel può distanti.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Ciò nonostante gli analisti considerano come possibilità relativamente remota la probabilità i un trend recessivo prolungato nella vecchia Europa.</b></p>
<p><b>La ragione per quanto sopra sostenuto risiede principalmente nel fatto che lo shock preannunciatoci lo scorso autunno di una drammatica impennata dei costi energetici che ci avrebbe costretti tutti chiusi in casa al freddo con tre maglioni ed i calzettoni di lana, non si è verificato.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Non solo. Il prezzo del gas naturale dall’inizio di quest’anno è sceso del 48%. Se la verifica la facciamo invece sui precedenti dodici mesi, tale prezzo è diminuito addirittura di circa il 69% !</b></p>
<p><b>Meno di prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Per cui cosa ci hanno raccontato ? Quale “terrore” ci è stato inculcato e perché ? Quante falsità ed ipocrite informazioni ci vengono fornite da parte di un network informativo, radio &#8211; televisivo, che canta all’unisono la stessa canzone senza possibilità di contraddittorio ?<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>E dunque questo shock “al contrario” ha in qualche modo almeno in parte aumentato il reddito disponibile dei consumatori i quali hanno continuato, anche se con minore enfasi ovviamente, a fare i loro acquisti e con ciò ad avviare la scalata degli aumenti che a loro volta generano la vituperata inflazione.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Pertanto anche per la zona Euro, se proprio dobbiamo assegnare dei voti in relazione al PIL, potremmo parlare di uno 0,8% per il 2023 che potrebbe spingersi sino ad un 1,1% per l’anno successivo.</b></p>
<p><b>Perfettamente allineati ai dati americani e pertanto non particolarmente “sexy”.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Comunque non parliamo, o almeno non dovremmo parlare, di stagflazione, recessione o brutte simili cose.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Girando il nostro sguardo da altre parti del sempre più piccolo pianeta sul quale siamo precipitati, notiamo una buona ripresa dei consumi interni in Cina.</b></p>
<p><b>Nel Paese del Dragone notevoli investimenti infrastrutturali sono stati posti in essere con particolare attenzione alla tecnologia ed alle nuove energie.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Inoltre grande è lo slancio dei cinesi nell’intraprendere viaggi e vacanze all’estero dopo tre anni in cui a fasi alterne sono risultati follemente “murati” all’interno delle loro pareti domestiche a causa di una politica “Zero Covid” la quale, oltre a non aver dato i risultati attesi in termini sanitari, ha provocato un forte rallentamento dell’economia del gigante asiatico.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Secondo alcuni osservatori il PIL cinese proiettato al 2024 dovrebbero crescere del 5,3%.</b></p>
<p><b>A differenza di quanto avviene sul “fronte occidentale” (Usa ed Europa) l’inflazione in Cina non costituisce un fenomeno destante preoccupazione risultando particolarmente contenuta rispetto alla nostra (2,5% per il 2023).<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Cosa possiamo dire in sintesi dell’altro grande gigante asiatico di cui poco, o molto meno, si parla, ma che costituisce indubbiamente un pilastro all’interno del sistema economico universale.</b></p>
<p><b>Parliamo oramai della quinta potenza economica mondiale che ha superato la Gran Bretagna.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>In questo Paese, che è l’India, l’inflazione risulta “contenuta” tra il 4 ed il 5% (4,7% secondo gli ultimi dati). In compenso nel 2022 il PIL è cresciuto dell’8,7% e le previsioni per l’anno in corso lo posizionano al 7,2%.</b></p>
<p><b>Un dato che merita di essere evidenziato è la costituzione di Start-up ad elevata capitalizzazione; i cosiddetti “Unicorni”. Tali nuove, innovative ed emergenti imprese, con un livello di capitalizzazione pari o superiore al miliardo di dollari USA, sono risultate oltre cento unità nel solo 2022. Questo dato evidenzia, senza necessità di particolari ulteriori commenti, la vitalità, dinamicità e freschezza di questa economica verso la quale vanno poste le adeguate attenzioni quando ci si trova in fase di implementazione di una asset allocation che preveda una componente azionaria in area asiatica.<span class="Apple-converted-space"> </span></b></p>
<p><b>Dunque<span class="Apple-converted-space">  </span>possiamo riassumere asserendo che si tratta di un mondo sicuramente affetto da determinate problematiche, come sempre del resto, non ultima la per ora mancata soluzione al conflitto russo-ucraino, ma anche, come sempre, un universo di potenziali interessanti opportunità alle quali è auspicabile approcciarsi con un’ottica di medio periodo e, in particolare, essendo affiancati dall’esperienza, ricerca e professionalità del proprio Consulente Finanziario.</b></p>
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